Salta al contenuto principale

Tucidide e il colpo di Stato

tucididecolpodistato

Siamo nel 411 a.C., ad Atene. Lo storico Tucidide, come fosse l’odierno inviato di un organo di informazione, ci racconta in presa diretta gli eventi che segnano il suicidio della democrazia ateniese e il colpo di Stato con cui l’oligarchia assume il potere. La maggioranza –- disorganizzata in quanto priva di esperti esponenti politici alla guida e frastornata a causa della grave sconfitta subita nella spedizione militare in Sicilia – viene facilmente sopraffatta dalla congiura della minoranza che viene ordita da un gruppo di cospiratori coordinati da Antifonte, Teramene, Frinico, servendosi dell’ausilio di Pisandro, ex-capo dei popolari e sotto la supervisione dei Persiani. L’apporto di Pisandro risulta fondamentale soprattutto nella fase iniziale. Quella, per intenderci, nel corso della quale egli prepara il terreno nell’assemblea parlamentare e tra le masse, persuadendo la maggioranza della popolazione ormai logorata psicologicamente, che un atteggiamento meno democratico risulta gradito ai Persiani e utile al ristabilimento di una condizione di vita più sicura anche all’interno della città. Come detto poc’anzi, Tucidide si trova ad Atene proprio in quei momenti cruciali. La sua cronaca ci riferisce non solo di ciò che accade nei luoghi pubblici, che divengono teatro di scontri, dei confronti e dell’esito parlamentare che infine risulta favorevole ai sovversivi. Ma anche in quelli privati della cospirazione, nei quali vengono adottate le strategie per la presa del potere. Perché la sua è la cronaca di un uomo di parte, probabilmente un fiancheggiatore…

Togliere la polvere accademica che si è depositata sulla storia antica fino a seppellirla sotto una coltre di studi eruditi, allargare la platea dei lettori e rendere gli avvenimenti storici materia di confronto e strumento di una appropriata lettura del presente: nulla oggi è forse più necessario di tutto ciò. Luciano Canfora, emerito filologo e storico delle civiltà greca e romana antiche, che vanta al suo attivo una cospicua collezione di libri pubblicati, con il suo impareggiabile stile, con la sua vivida verve narrativa che abbina all’acribia di storico, offre al lettore il resoconto a ritmo serrato del primo colpo di Stato della storia. Il lavoro condotto da Canfora, pur sorretto dal continuo rimando al racconto di Tucidide, risulta assai più neutrale ed approfondito in virtù di una conoscenza della materia a lungo studiata, rimuginata e approfondita, che lo ha condotto a fare chiarezza su non irrilevanti aspetti. Di fatto, dunque, il suo studio si presenta come un libro che all’esposizione storica accompagna anche un’analisi sociologica e politica che, oltre a chiarire e ad ampliare il quadro storico, stimola la riflessione su temi su cui continuiamo ad interrogarci ancora oggi. Insomma, grazie a Canfora, il lettore ha ora consapevolezza che le cose non siano andate del tutto come ha sempre creduto leggendo Tucidide, ma che la realtà sia stata e sia sempre molto più complessa e varia di come troppo spesso viene tramandata. Sia pure riconoscendo merito alla testimonianza dell’antico storico greco di cui in coda al libro troviamo ampia trattazione nel capitolo VIII de La guerra del Peloponneso nella traduzione di Mariella Cagnetta.