
Quando Saramia ha sette anni, ruba la candeggina dall’armadietto delle pulizie e la porta in bagno. Attende che la mamma esca in giardino per dedicarsi alla cura delle piante, poi prende la bottiglia bianca con l’etichetta blu che la donna in genere maneggia con grande attenzione, indossando dei guanti gialli. Mentre lava i vestiti o disinfetta il fondo dei cassetti, spiega alla figlia che è tutta una questione di sfregamento. Sara vorrebbe che arrivasse anche il momento in cui è lei ad essere sfregata. Ora che è in bagno da sola, con la preziosa bottiglia a terra accanto a sé, si spoglia ma, imbranata e frettolosa com’è, finisce per darle un calcio. Il liquido si allarga in fretta sulle piastrelle del bagno, mentre l’odore le penetra nelle narici e le irrita il naso. La mamma arriva canticchiando e le chiede cosa stia combinando. Sara non può dirle la verità e osserva la donna che, con attenzione, utilizza la candeggina per pulire il pavimento. Poi fissa il lavandino e davanti a tutto quel bianco lo sguardo le si incanta. Quando suo padre rientra da scuola, lui e Sara fanno merenda insieme. L’uomo vuole sapere cosa intendesse fare con la candeggina e Saramia spiega che una donna, in TV, ha detto che quel liquido toglie ogni macchia, anche le più difficili. Insomma, fa diventare ogni cosa bianca. Allora, forse, anche lei potrebbe diventare bianca, esattamente come i suoi genitori. Ogni tanto accade che, per strada qualcuno, additandola, chieda chi sia quella bellissima bambina. Allora la mamma si innervosisce e risponde che si tratta di sua figlia e che la cosa è piuttosto evidente. Di solito, chi ha formulato la domanda guarda loro tre - lei, sua madre e suo padre - con una faccia strana e poco convinta. Ecco perché Sara vorrebbe essere bianca come i suoi genitori…
Quanta inquietudine si legge tra le pagine di questo bellissimo libro! È la storia di un’anima che fatica a restare incasellata all’interno di una categoria. Ha solo due mesi Saramia quando viene adottata da un padre insegnante, che le trasmette il piacere di apprendere i sinonimi, e una madre dalla quale impara il linguaggio più importante, quello della tenerezza. E nel “mia” che diventa fin da subito appendice del suo nome sta scritto quel senso di possesso che, nello stesso tempo, rappresenta anche la forma più preziosa di accoglienza. Figlia nera di genitori bianchi, una massa di capelli indomabili in una realtà nella quale il suo aspetto fisico la rende “diversa”, Sara rifiuta di essere solo una voce da imbrigliare in una categoria e sa che, per riuscire ad affrancarsi, è necessario compiere un viaggio dentro e intorno a se stessa, che l’aiuti a essere “tutta intera”. Ecco allora che Sara decide di abbandonare gli studi e riuscirà, grazie al suo ruolo di insegnante in un doposcuola, a diventare consapevole che, oltre al suo mondo, in qualche modo privilegiato, ne esiste un altro. È fatto da emarginati ed esclusi, anime pulsanti che hanno molto da dire e da dare, ma la sorte non li ha favoriti; non si sono creati illusioni, ma restano comunque capaci di trovare la strada che conduce alla condivisione e all’accettazione piena, quella scevra da ogni pregiudizio. Il romanzo di Espérance Hakuzwimana è esattamente questo: un libro impregnato di coraggio e di dolore che parla della fragilità dei rapporti, della necessità di essere accettati per come si è, delle pieghe nascoste e oscure dell’adozione, dei legami di sangue e di quelli più profondi, che nulla hanno a che vedere con la consanguineità. Una storia potente che dà voce agli ultimi e a tutti coloro che faticano a ritrovare la propria strada; un racconto di disperazione e speranza insieme; pagine da leggere e rileggere, che ogni volta stimolano nuove domande sul reale valore del nostro vivere.