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Tutte le nostre maledizioni

Tutte le nostre maledizioni

Era accaduto spesso che Tamara e le sue sorelle si ritrovassero le loro teste colonizzate dai pidocchi e ad occuparsi di liberarle dai lendini ci pensava esclusivamente la loro madre, che non delegava quel compito a nessun altro. Una sera, quando Tamara aveva undici anni, solo sulla sua testa la madre aveva potuto assistere alla nascita di un pidocchio. Tamara odiava il dolore del pettine con cui la madre, mentre lei era immersa nella vasca da bagno, le tirava le ciocche di capelli per sradicare le uova, così, per ribellarsi, prese a correre per le stanze, che si susseguivano a doppio senso, permettendole di scappare all’infinito se avesse voluto, con i piedi bagnati che imprimevano sul legno un rumore simile a quello di baci scoccati sulle guance. Le sue sorelle, nelle proprie stanze, restarono indifferenti al litigio, all’opposizione, al rifiuto di Tamara e alla fretta della madre che doveva uscire per un appuntamento e che nella corsa si era anche rotta un tacco. Era talmente accecata dal dolore che le incuteva quella manovra meccanica del pettine orchestrato dalla madre che si curava solo di liberarla dai lendini, che si preoccupò solo di urlarle contro di pensare al suo appuntamento, ma che non si sarebbe mai risposata, mentre sua madre, provando ad ammansirla e convincerla che se non le avesse tolto i pidocchi li avrebbe avuti a vita, attaccandoli a tutti i suoi fidanzati aveva involontariamente scagliato un’altra maledizione perché entrambe si avverarono...

Come fosse un diario trovato nella stanza di una casa abbandonata ma vissuta, in questo romanzo si spiegano i pensieri di Tamara Tenenbaum, da quando è bambina fino all’età adulta. Un sottile filo resta sotteso e unisce le personalità della protagonista che, pur maturando, nella sua intimità resta fedele ad una visione cinica della vita. Tamara è ancora troppo piccola quando suo padre cade vittima dell’attentato all’AMIA per ricordarlo, di lui le resta solo l’indennizzo che permette alla sua famiglia di diventare ricchi e a lei di comprarsi una casa. Non c’è dolore nelle parole di Tamara, semmai consapevole arrendevolezza al decorso della vita, alla religione cui appartiene, ai cliché, alle formalità, alle scelte che la differenziano dalle amiche. Nata nel 1989 a Buenos Aires, Tamara Tenenbaum insegna filosofia all’Università della capitale argentina. Oltre a collaborare con riviste come “El diario” e “La nación”, battezza la propria produzione letteraria con la pubblicazione di poesie e racconti. Ma è con La fine dell’amore (2022) e poi Tutte le nostre maledizioni (entrambi editi da Fandango), che la Tenenbaum si sceglie come personaggio protagonista dei suoi romanzi. Ora in vece di esploratrice, ora di antropologa o psicologa di sé stessa, l’autrice sfodera una particolare, irriverente sensibilità, attraverso la narrazione, in cui episodi di vita, scanditi in pillole di ricordi, dissacrano la realtà sino a farne cadere le apparenze.