
“Il commissario Veneruso non era più un ragazzino, non era più tanto magro, non era neanche tanto alto e neanche tanto tonico. Non era tanto niente, a dire la verità”. Veneruso abita nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Si sveglia alle cinque del mattino del 28 luglio del 1883 per recarsi al commissariato di piazza Dante. Sebbene sia estate, si è infagottato con abiti pesanti in quanto teme una ricaduta. Per un’intera settimana è rimasto barricato in casa, a causa di una brutta influenza: “Colera” aveva diagnosticato, “sempre molto ottimista invece si trattava solo di febbre”. Per tutta la durata della malattia, si è rifiutato di ricevere chiunque venisse a fargli visita né si è mai alzato dal letto. Per cui non sa ancora nulla di cosa sia accaduto a Napoli in quei giorni. Lo apprende durante il tragitto. Veneruso ha appena fatto qualche passo, con le scarpe nuove di vitello belle lucide ma troppo strette e che perciò gli fanno un male cane, quando scopre che la baronessa Salomè, praticante di quella felicità che si trova al di fuori dal matrimonio e delle convenzioni borghesi, è stata strangolata nel suo letto. La gente del posto, durante la passeggiata, lo ferma per avere notizie ignorando che invece lui è all’oscuro di ogni cosa. Man mano, ognuno gli fornisce qualche dettaglio così, non appena arriva al commissariato, è già al corrente di tutto. Le sorprese però non sono ancora finite. Presto giunge la notizia dell’omicidio di Bordò, uno studioso milanese ucciso a coltellate nella Biblioteca Nazionale in piazza Plebiscito. Veneruso si reca sul posto insieme ai suoi agenti ed incontra Benedetto Croce, Francesco Mastriani, Salvatore Di Giacomo, Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio. Bordò era odiato dagli intellettuali perché continuava a depredare la città dei suoi beni letterari, pertanto sono tutti sospettati del delitto. Ma presto viene segnalato un terzo omicidio, il più atroce. Stavolta la vittima è una prostituta dodicenne…
Tre vittime in apparenza molto distanti tra loro ma in realtà legate da un filo sottile. Il commissario Veneruso, come nella migliore tradizione partenopea, dovrà districarsi tra Miseria e Nobiltà e, complice il terremoto che colpì Napoli proprio in quel 28 luglio del 1883, riuscirà a risolvere tutti e tre casi nell’arco di solo venti ore, tante quante sono i capitoli del romanzo. Diego Lama vince il Premio Tedeschi nel 2015, lo storico premio del Giallo Mondadori ed esordisce con La collera di Napoli, il primo romanzo che ha come protagonista il commissario Veneruso. In Tutti si muore soli, l’autore decide di riportarci indietro nel tempo, raccontando la sua prima indagine. La raffinata penna di Lama tratteggia un protagonista lontano da ogni stereotipo di genere. Veneruso è rozzo, ignorante, neanche troppo intelligente e ce la mette tutta per farsi disprezzare ma, suo malgrado, risulta irresistibile. “Un cuore grosso e grasso, e si commuoveva facilmente anche se non piangeva mai. Mai. In segreto - ma in segreto segreto - Veneruso voleva bene a tutti, anche agli assassini, perché gli uomini lui li giudicava non per ciò che avevano fatto, ma per ciò che avevano subito”. E, proprio per questo, a Veneruso vogliamo bene anche noi. La coprotagonista è senz’altro Napoli, descritta magistralmente. Città multiforme che, da appena un ventennio, non è più la sfarzosa capitale del Regno Borbonico, è ormai diventata provincia del Regno d’Italia. Per concludere, a questi delitti se ne affianca un ultimo: la morte di una civiltà e della sua lingua, il napoletano. “Penso che anche questo mondo sta svanendo, come gli altri, e nessuno lo potrà mai fare tornare indietro […] un universo di conoscenze che verrà spazzato via, […] è già accaduto in passato per mille altri mondi, però avviene sempre lentamente e nessuno se ne rende conto, nessuno se lo ricorda più […] ma tra tutti i mondi ce n’è uno più importante degli altri […] La lingua”. Perché anche le lingue muoiono e nessuno fa nulla contro questo delitto. Non a caso, come racconta lo stesso autore in appendice, il titolo provvisorio del romanzo era: La morte delle parole.