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Tutto il blu del cielo

Tutto il blu del cielo

Quando riflette o è indeciso, si manifesta il vecchio tic di Émile, che comincia a grattarsi il mento. Non è sicuro dell’annuncio che ha scritto. Gli sembra anonimo, un po’ troppo freddo e impersonale. Sembra scritto da un folle. L’ha buttato giù di getto, all’una di notte, dopo una settimana in cui dormire è stato sempre più difficile. Non è certo il momento migliore, quindi, per scrivere qualcosa che per lui è davvero importante. Lo rilegge e alla fine decide che va bene così: è sufficientemente lugubre da scoraggiare chi è troppo sensibile e abbastanza assurdo da tenere a debita distanza i conformisti. Nel suo annuncio, Émile dice di essere alla ricerca di un compagno o di una compagna di viaggio per un’ultima avventura. Ed è proprio così. Émile ha ventisei anni, è stato lasciato da un anno dalla fidanzata e da poco gli è stata diagnosticata una forma di Alzheimer precoce che lo porterà, in un tempo piuttosto breve, a dimenticare ogni cosa che lo riguardi. I medici non gli hanno dato alcuna speranza. Il massimo del tempo che prevedono, prima del sopraggiungere della morte, è di due anni. Da quando ha ricevuto il responso, vede la madre piangere, il padre stringere i denti e il volto della sorella farsi sempre più scavato. E tutto questo non gli piace. Ha deciso, quindi, che quel che gli resta da vivere non ha intenzione di sprecarlo a piangersi addosso e né a sottoporsi a una sperimentazione di cui gli hanno parlato in ospedale e alla quale la sua famiglia si è aggrappata con forza. Lui no. Lui non vuole essere una cavia. Vuole godersi il tempo che gli resta viaggiando, senza una meta precisa, ma libero. Ecco perché ha acquistato, di nascosto dai suoi, un camper che ha lasciato in un parcheggio in città, in attesa di ultimare i preparativi per la partenza senza destare sospetti nei genitori o nella sorella. Vorrebbe parlare del suo progetto con l’amico di sempre Renaud, che sarebbe stato il compagno di viaggio ideale, se nel frattempo non avesse deciso di fare sul serio con Laëtitia e di metter su famiglia. A questo punto, l’unica speranza è che qualcuno, sufficientemente coraggioso, risponda al suo annuncio...

Una storia di perdita e di rinascita; l’incontro tra due diversi dolori e due anime ugualmente ammaccate; il riconoscersi di due spiriti tanto diversi quanto accomunati dalla stessa disperazione, quella di chi nella vita ha già pagato tanto e si ritrova con le ossa rotte e lo sguardo perso nel nulla. Questo è, in sintesi, il contenuto del romanzo d’esordio di Mélissa Da Costa, autrice francese classificatasi, con questa storia appunto, tra le dieci scrittrici più lette in Francia nel 2020. Una malattia che non lascia scampo da una parte e un dolore che, come una lama affilata, taglia la carne e si incunea sottopelle dall’altra sono il pesante fardello che spinge Émile e Joanne a unire le loro disperazioni e a intraprendere un viaggio - l’ultimo per lui - in camper tra i Pirenei e l’Occitania, per scoprire, attraverso la natura, se stessi e il proprio dolore. Una decisione da irresponsabili: i due non si conoscono, devono imparare a fidarsi uno dell’altra e a rispettare i reciproci silenzi; devono fare i conti con le crepe del loro cuore e convivere con i rispettivi segreti pesanti come macigni. Ma insieme, giorno dopo giorno, impareranno a riconoscere le rispettive cicatrici, a tenersi per mano e a fare spazio a nuovi sorrisi, che riusciranno a illuminare il loro cammino. E non importa se per Émile si tratterà dell’ultima parte del percorso. Quel che conta è la capacità di stupirsi di nuovo di fronte alla magia dell’esistenza; la voglia di farsi cura per le ferite dell’altro; la capacità di fare i conti con il proprio passato e abbracciarlo, nonostante tutto. Con una scrittura delicata, capace di affrontare senza retorica argomenti complessi come la malattia e la morte, la Da Costa offre al lettore un romanzo ricco di emozioni, in cui passato e presente si alternano e delineano un percorso accidentato, quello che i protagonisti della vicenda devono ripercorrere per accettarne le conseguenze e riconciliarsi con il destino, che spesso non offre ciò che ci si aspetta, ma sa fornire gli strumenti per dare la giusta importanza ad ogni sua sfumatura della propria esistenza. Quel che resta addosso, ultimata la lettura del romanzo, è l’emozione nascosta tra le pieghe di un incontro prezioso, uno di quelli capaci di ricordare che la bellezza vera sta nelle piccole cose e nei gesti più semplici e autentici.