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Tutto quello che per poco non è successo

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Immaginate di stringere tra le mani l’annuario di una qualunque classe del liceo del 1952. Ora aprite casualmente una pagina, scorrete i volti ritratti e indicate quello di un qualsiasi ragazzo di 17 anni a vostra scelta. Basta che abbia un cipiglio irriverente e qualche brufolo, sintomo dalla pubertà. Quella di Morris Bird III è la storia di ogni adolescente, ma è anche solo sua. Solo lui sa quanto sia bella Julie Sutton. Anzi, è la più bella ragazza dell’universo e lui, per andarla a trovare mentre lavora al centro commerciale, sale le scale mobili al contrario. Se ne infischia della scritta ‘DISCESA’: per la sua Julie non esistono regole. Solo lui sa quanto Cleveland possa essere fangosa e quanto possano puzzare gli scarichi delle sue fabbriche di viti. Quell’odore ha il potere magico di disilluderti. Tuttavia, quell’anno è diverso: Morris Bird III giocherà nella prima squadra di basket della East High durante il campionato. Al diavolo il fango e le viti finché può baciare ogni giorno Julie Sutton e giocare in prima squadra per la East High. Anche i neri che si sono trasferiti nella casa accanto, quelli che il suo arrabbiato padre zoppo tanto odia, non sono poi male. Eppure inizia a sentire qualcosa in lui. Da un po’ prova un certo insaziabile desiderio quando Julie gli lascia vedere oltre i bottoni della camicetta e, quando lui allunga le mani, lei ridendo gli dice che pensa solo al sesso. Si, ci pensa continuamente! E prima o poi anche lui vivrà quell’esperienza che ti incorona come ‘un vero uomo’. Però non è solo quello, c’è altro: qualcosa che non va, che gli mozza il fiato quando sale le scale mobili al contrario. Inizia a insinuarsi in lui la paura che tutto ciò che sogna potrebbe non succedere. Eppure sono sogni piccoli! Tuttavia, se ci fosse la possibilità di non vederli accadere, diventerebbero enormi…

Don Robertson è stato un giornalista ed uno scrittore tra i più amati negli Stati Uniti. Lo stesso Stephen King ha affermato di considerarlo il suo autore preferito in assoluto. La sua produzione letteraria lo ha portato a ricevere il Putnam Award e il Cleveland Arts Prize for Literature. Con Tutto quello che per poco non è successo chiude il sipario sulla trilogia che vede come protagonista il giovane Morris Bird III, di cui fanno parte anche La somma e il totale di questo preciso momento e Il più grande spettacolo del mondo. La dolce e saggia Julie Sutton è niente di meno che la protagonista del capolavoro Julie. Il terzo romanzo del ciclo può essere benissimo letto come uno stand – alone, dal momento in cui i riferimenti ai volumi precedenti sono pressoché inesistenti. Ancora una volta, la storia tocca nervi scoperti. Ognuno si può immedesimare nel protagonista: basta tornare con la mente agli anni della nostra adolescenza, alle domande che essa comporta e alle speranze per il futuro che sembrano destinate a realizzarsi. Un viaggio intenso ed intimo. Morris Bird III è un protagonista che vedremmo bene inserito in una comitiva di amici insieme a Olden di Salinger e Martin Eden di Jack London. Lo splendore dei 17 anni, il profumo inebriante delle ragazze appena sbocciate e il duro lavoro di scoprire come si slaccia il gancio di un reggiseno. Il basket che, se fatto bene, può portarti in cima all’olimpo. Gli amici, quelli veri con i quali non sei sincero e menti su quante volte hai fatto sesso, ma loro lo sanno che sei vergine, eppure ti danno corda lo stesso. Morris Bird III scrive e pensa con un’acutezza atipica, eppure non si rende conto della profondità delle sue analisi sulla vita, colorate da parolacce e battute di dark humour. Lo ammiriamo e, se fosse stato nella nostra classe, di lui avremmo detto “è intelligente, ma mi sta sulle palle!”. Eppure noi oggi, leggendo la sua storia, preghiamo perché non finisca. Rimpiangiamo ciò che anche nelle nostre vite per poco non è successo. Hai ragione Morris: non importa come ci dicono che la vita va vissuta. Se le scale mobili vanno in una sola direzione, saliamole al contrario. Anche se si rivelasse del tutto insoddisfacente, potremmo dire di averlo fatto succedere.