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Uccideresti l'uomo grasso?

Siamo tutti incappati nella vita in situazioni tali da richiedere una decisione immediata. Poi però esistono situazioni estreme che mettono a dura prova la nostra capacità di giudizio, più che di sangue freddo. Forse perché molto spesso non valutiamo fino in fondo le conseguenze delle nostre singole scelte. La situazione ideale è questa: siamo su un cavalcavia che si affaccia sopra una ferrovia e sotto di noi un carrello impazzito, che non possiamo in nessun modo fermare perché i comandi sono rotti, corre velocemente su un binario e sta per investire 5 persone, legate e sdraiate sul binario. Sono spacciate! Però forse c’è un modo un modo per salvarle, tutte: vicino a noi, seduto sul bordo del ponte, c’è un uomo grasso, anzi grassissimo. Facendolo cadere potremmo evitare una strage, dato che la sua mole è tale da fermare il carrello impazzito prima che impatti con i 5 malcapitati. Peccato che per raggiungere il nostro scopo dovremmo sacrificare quest’uomo grasso, apparentemente innocuo, che non conosciamo. Il suo sacrificio permetterebbe la salvezza di ben cinque vite. Ma possiamo sacrificarne una per salvarne altri cinque? Un dilemma non da poco…

La carrelologia (trolleyology) è una scienza filosofica che tratta l’etica dell’agire umano di fronte a scelte estreme. La teorizzazione si deve alla prima elaborazione di Philippa Foot, ma affonda le radici nella Dottrina del Duplice Effetto di Tommaso d’Aquino (XIII secolo). Spingere le situazioni ad una scelta estrema (un dilemma, come nel sottotitolo) fra il bene ed il male permette di indagare le ragioni delle nostre azioni. Spingere o non spingere l’uomo grasso? È sbagliato ucciderlo? Esistono delle ragioni per cui è giusto uccidere qualcuno per salvare altri? Si possono individuare delle priorità che giustificano i mezzi per raggiungere quel risultato? Quali sono i danni collaterali quando si opera una scelta? Sono solo alcuni degli interrogativi a cui David Edmonds espone il lettore interrogandosi, ed interrogano filosofi e pensatori di varie epoche, ma soprattutto del ‘900, sulle ragioni, sugli effetti e sulle motivazioni morali del nostro agire quotidiano. Con uno stile ironico ed acuto, Edmonds riesce a mettere sul piatto le difficoltà che sono dietro ad una scelta e dietro all’altra possibilità, diametralmente opposta, evitando con cura di insinuare un giudizio morale. Questo compito è lasciato al lettore che viene accompagnato e messo nelle condizioni di poter scegliere più o meno consapevolmente la risposta giusta. Il libro ha un suo fascino, ma manca di equilibrio, oscillando con troppa leggerezza fra la storia della filosofia e l’applicazione brutale di massime e pensieri in situazioni concrete. Probabilmente una maggiore rielaborazione avrebbe permesso una fruizione comunque ‘di massa’, ma più formale.