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Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome

Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome

Quando Chiara l’ha coinvolto nella preparazione della Grande Fuga di Ludwig van Beethoven, Luis, provetto violinista, non ha saputo rinunciare e si è subito unito agli altri suoi compagni di avventura, Giorgia ed Eliseo, gli altri due amici con i quali comporre un quartetto. L’attenzione di Luis è tutta però su Chiara, ragazza ambigua e dai trascorsi misteriosi, difficile da comprendere e ancora di più da assecondare, sempre sull’orlo dell’abisso della follia. Luis non resiste, lascia la sua città, Tempestad, paese di un continente indefinito, in una località assente in tutte le cartine geografiche e s’imbarca come musicista sulla nave “Scirocco”: davanti soltanto il mare e la possibilità di scoprire il suo futuro. Siccome Tempestad è nota per i violinisti e per gli scacchisti, è quasi una manna per Luis incontrare sulla “Scirocco” un ex scacchista, l’americano Donald Byrne, un enfant prodige destinato a grandi traguardi nel mondo degli scacchi finché non si costringe al ritiro dopo l’incredibile sconfitta subita da un altro incredibile bambino prodigio, il tredicenne Bobby Fischer. Era il 1956. Da allora Byrne non ha lasciato più quella nave dove ogni giorno è impegnato a giocare a scacchi in remoto, per il tramite di un computer, convinto che dall’altra parte dello schermo ci sia il rivale di sempre, Bobby. Ma a Tempestad, dove tutti giocano a scacchi, lo scopo non è vincere o perdere, ma terminare con la partita in parità, ovvero in armonia col proprio antagonista. E questo condizionerà per sempre, come un marchio indelebile, il destino di Luis che comincia così il suo viaggio senza una meta e senza sapere che, alla fine, il destino lo riporterà dove tutto ha avuto inizio…

Il romanzo dell’italianissimo Roberto Cotroneo è attraversato da un’atmosfera di realismo magico tipicamente sudamericano: Tempestad assume l’aurea mitica di Macondo e di tutti quei magnifici paesi raccontati da tutti gli scrittori argentini, cileni, messicani, che sono capaci a trasformare ogni tipo di realtà in un viaggio onirico sospeso fra il possibile e l’impensabile. Gli scacchi marcano ogni passaggio del protagonista, che si muove sotto la guida di Donald Byrne, realmente esistito, realmente antagonista di Fischer, scomparso nel 1976: a differenza del Virgilio di Dante, Byrne ha un atteggiamento più enigmatico, essendo a sua volta alla ricerca di un mistero indefinito. Sono molte le analogie con altri romanzi: la Novella degli scacchi di Stefan Zweig si svolge su una nave; la nave “Scirocco” è costruita come una scacchiera davanti allo specchio (rimando a Massimo Bontempelli); la fusione fra scacchi e violino sintetizza i due capolavori di Paolo Maurensig, Canone inverso e La variante di Lüneburg. Ma qui non conta vincere: “Perché tu non sai vincere, Luis; perché vincere è la forma più dolorosa della sconfitta, è la più dolorosa perché la più illusoria”.