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Un bellissimo novembre

Un bellissimo novembre

In quella casa di via Montesano a Catania capitava spesso che riunioni familiari piuttosto allargate comprendessero anche amici e vicini di casa, sicché, a volte, finivano per essere particolarmente affollate. Quel pomeriggio del marzo 1925 c’erano anche un’amica della padrona di casa con sua sorella minore Cettina, ventottenne, e suo figlio sedicenne. Era successo che Nino, così si chiamava il ragazzo, seduto in una situazione di precarietà per via della mancanza di posto accanto a sua zia Cettina, aveva finito per trovarsi con un ginocchio stretto tra le gambe della giovane donna, che gli era parsa strusciarsi non troppo casualmente. Il turbamento che Nino aveva provato lo aveva accompagnato a lungo. Qualche mese dopo, sul finire dell’estate, l’appuntamento annuale per tutta la grande famiglia del ragazzo nella tenuta in campagna dello zio Alfio, ospite prodigo e generoso, occupato nella vendemmia. A fine ottobre erano arrivati anche Nino e sua madre, qualche tempo dopo la zia Cettina con suo marito Biagio, spesso però assente per affari. Sarà in quel caldo novembre che Nino conoscerà per la prima volta i morsi dolorosi della gelosia e del desiderio, ma anche le vette del piacere dei sensi…

Pubblicato nel 1967, Un bellissimo novembre è considerato il miglior romanzo di Ercole Patti, giornalista, autore teatrale, sceneggiatore oltre che grande romanziere catanese, il quale conobbe una giusta notorietà fino alla sua morte (1976) ma che poi inspiegabilmente è finito troppo presto nell’oblio. La migliore tradizione dei narratori siciliani si ritrova tra le pagine di questo breve romanzo di formazione, una storia di educazione e iniziazione erotica e sentimentale. Una scrittura lineare, nitida e volutamente semplice ma fortemente evocativa racconta le emozioni del giovane protagonista in un crescendo di tensione erotica che da passione diventa ossessione fino al finale drammatico. È un romanzo profondamente sensuale, nel senso che parla di e ai sensi: all’olfatto, alla vista, al tatto. Descrittivo ma scorrevole e mai noioso è infatti anche un affresco vivido di Catania e della campagna siciliana della quale il lettore può quasi sentire i profumi, le fragranze fresche che nell’aria si espandono durante la vendemmia o nel castagneto, dove la descrizione del rumore dei ricci che cadono dagli alberi si fa quasi suono reale, e i sapori dei fichidindia succosi appena colti e sbucciati si sentono nella bocca e nel naso. Tutta la sensualità della terra siciliana, il calore potente che illanguidisce le membra e il pensiero, la tempesta dei sensi (e degli ormoni) che si agita nel petto del giovane Nino, tutto è descritto con straordinaria efficacia. Serve bravura per creare tensione erotica magari con una sola frase, senza sbavare mai, senza cadere in banalità o eccessi. E Patti è decisamente bravo. Le ipocrite convenzioni sociali sono sullo sfondo e arricchiscono l’affresco senza appesantire la narrazione o spostare l’attenzione del lettore, totalmente coinvolto dalla tensione che regge il racconto dall’inizio, subito in medias res, fino al finale spiazzante. A proposito, nel noto omonimo film di Mauro Bolognini del 1969 tratto dal romanzo (come per molti altri di Patti) interpretato dalla Lollo nazionale con le musiche di Ennio Morricone, il finale drammatico è cambiato, ma il lieto fine pare spezzare l’intento dell’autore, che forse era proprio quello di sottolineare l’instabilità e la delicatezza del momento di crescita, avvenuta in maniera troppo brusca anche a causa della leggerezza delle donna, come un fuoco intenso bruciato troppo in fretta. Probabilmente oggi Un bellissimo novembre potrebbe non essere definito propriamente un romanzo erotico, per evitare di sviare e deludere qualche lettore in cerca di Sfumature et similia. Ma lo è. Caspita se lo è.