
In quella casa di via Montesano a Catania capitava spesso che riunioni familiari piuttosto allargate comprendessero anche amici e vicini di casa, sicché, a volte, finivano per essere particolarmente affollate. Quel pomeriggio del marzo 1925 c’erano anche un’amica della padrona di casa con sua sorella minore Cettina, ventottenne, e suo figlio sedicenne. Era successo che Nino, così si chiamava il ragazzo, seduto in una situazione di precarietà per via della mancanza di posto accanto a sua zia Cettina, aveva finito per trovarsi con un ginocchio stretto tra le gambe della giovane donna, che gli era parsa strusciarsi non troppo casualmente. Il turbamento che Nino aveva provato lo aveva accompagnato a lungo. Qualche mese dopo, sul finire dell’estate, l’appuntamento annuale per tutta la grande famiglia del ragazzo nella tenuta in campagna dello zio Alfio, ospite prodigo e generoso, occupato nella vendemmia. A fine ottobre erano arrivati anche Nino e sua madre, qualche tempo dopo la zia Cettina con suo marito Biagio, spesso però assente per affari. Sarà in quel caldo novembre che Nino conoscerà per la prima volta i morsi dolorosi della gelosia e del desiderio, ma anche le vette del piacere dei sensi…