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Un italiano in Islanda

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L’Islanda è stata per anni un luogo lontano su cui fantasticare e l’amore nei suoi confronti si è sviluppato nel tempo, a poco a poco. Sognare le spiagge e le scogliere frastagliate, visitare una mostra di Ragnar Axelsson a Milano nel 2011, seguire il corso di Letterature nordiche e sfogliare ogni sera un libro di fotografie per nutrire l’immaginazione. Infine il desiderio di cambiare vita, lasciare l’Italia e sperimentare nuove esperienze, con tutta l’eccitazione e la paura che una decisione del genere alimenta. È il 2014, una sera di fine agosto, quando Roberto, 23 anni appena, scende dall’aereo per affrontare un anno di studi, un solo anno, in Islanda. La vita trascorsa a Cremona, sua città natale, è alle sue spalle e il futuro, in quell’istante, è ancora troppo lontano per pensarci. Che simili sensazioni abbiano colpito anche il primo colonizzatore dell’Islanda quando ha abbandonato la Norvegia? “Un balzo nell’ignoto, e l’inizio di una nuova storia che mai avrebbe immaginato così emozionante”. È nel promontorio di Ingólfshöfði che tutto ha avuto inizio, con l’arrivo di Ingólfur Arnarson nell’870 d. C., come indicato nel “Libro delle Colonizzazioni” o Landnámabók, una sorta di catalogo scritto nel XII secolo, che elenca i primi colonizzatori islandesi “in base alla porzione del Paese in cui si erano insediati, seguendo il perimetro dell’isola in senso orario”. E chissà che il nome Islanda non sia nato osservando all’arrivo via mare dall’Europa le calotte glaciali del Sudest, mentre come nazione si parla del 930, quando gli islandesi fondano l’Assemblea generale. La presenza umana ha portato a una massiccia deforestazione per creare pascoli, mutando il paesaggio nel corso del tempo, ma oggi la situazione sta migliorando e le foreste aumentano per via del riscaldamento globale, così come si ritirano i ghiacciai. Tundra, vulcani, distese artiche, ma non solo. L’Islanda è nota anche per l’affascinante fenomeno delle aurore boreali (legate ad attività solari), chiamate “luci del Nord” o norðurljósin, mai menzionate nelle saghe medievali islandesi, ma presenti nell’opera Konungs skuggsjá, un manuale per i principi norvegesi. Le aurore sono visibili durante quel temuto, buio, lungo inverno nordico che tanti pregiudizi attira sull’Islanda…

Roberto Luigi Pagani nasce a Cremona nel 1990, frequenta il Liceo delle scienze umane e il Conservatorio e nel 2013 si laurea in Lingue scandinave a Milano. Nel frattempo trascorre anche un anno a Edimburgo col progetto Erasmus, nel 2014 si trasferisce in Islanda, a Reykjavík, e si laurea in Studi medievali islandesi. Dal 2016 insegna Manoscritti medievali islandesi e italiano, è impegnato come traduttore, lavora come guida turistica, crea un blog in cui riversa tutta la sua passione per la “Terra del ghiaccio”: Un italiano in Islanda – Il sito a tema Islanda più seguito in Italia e la pagina Facebook omonima, che oggi è un punto di riferimento per chiunque desideri conoscere meglio questi luoghi lontani e ricchi di fascino (pagina che conta oltre 179 mila followers ed è in continua crescita, proprio grazie agli interessanti aggiornamenti quotidiani e alle splendide foto che Pagani pubblica). Impossibile per i lettori non cogliere l’amore che l’autore nutre nei confronti dell’Islanda. Il rispetto verso questo Paese e la competenza acquisita gli permettono di dissertare di storia, geografia, costume e tradizioni islandesi, senza però tacerne i limiti e le problematiche con un’obiettività e una sincerità che danno alla lettura un valore aggiunto. Alle informazioni culturali e pratiche, Pagani alterna il proprio vissuto, le emozioni e le frustrazioni che hanno caratterizzato questi anni, l’impegno accademico, l’adattamento a un nuovo stile di vita, a nuovi ritmi e sapori. Colpiscono la splendida amicizia con Siggi, mentore appassionato dell’Italia, l’amore per la compagna islandese Lára e la franchezza con cui racconta il proprio stato d’animo in seguito alla diagnosi di diabete di tipo 1 ricevuta nel 2018. Il dolore, la frustrazione, i dubbi sul futuro e gli sforzi per affrontare tutto con mente aperta, godere delle piccole cose. Nel libro non ci sono solo indicazioni pratiche sui luoghi da visitare, ma utili suggerimenti su come porsi nei confronti del viaggio in sé, mettere da parte i pregiudizi e aprirsi a nuove esperienze. Il volume contiene una ricca sezione di fotografie scattate da Pagani (anche l’immagine del banner è sua), che possono stuzzicare ulteriormente la fantasia dei lettori.