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Un libro dei sogni

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1963, Grenoble. Peter è in un ospedale. Ha una spalla lussata in seguito a una caduta con la moto, “Une luxation très sévère”: è già alla seconda anestesia e la testa gli si riempie di visioni, di ricordi. Torna con la mente al 1954, a Tucson. A quel cappello da cowboy che aveva desiderato tanto, a come raccontava fiero a qualche compagno di classe della Edward L. Wetmore School di quando suo padre Wilhelm aveva fatto piovere con il suo cannone cloudbuster nonostante la siccità e i coltivatori di mirtilli del Maine lo avevano premiato con 10.000 dollari, a suo padre che gli aveva spiegato che giocare con lo yo-yo è pericoloso per via delle radiazioni ma lui ci giocava lo stesso. Si erano trasferiti da poco nel ranch che suo padre aveva battezzato “Piccola Orgonon” (anche se Peter preferiva l’altra, l’Orgonon originale, su nel Maine) e la vita scorreva tranquilla, anche se “a volte capitavano giorni in cui stavamo tutti male e, benché lontanissimi, in seguito venivamo a sapere di un’esplosione atomica o di un attacco degli EA”. Già, gli EA: Energy Alpha, i dischi volanti malvagi contro i quali combattevano una guerra silenziosa che il mondo ignorava…

Tanto azzeccato, il titolo di questo memoir, da rappresentare quasi un manifesto programmatico ed estetico. Come nei sogni si procede per flash, senza il vincolo della linearità, senza limiti e soprattutto senza una tesi da dimostrare: Peter Reich non perora le tesi scientifiche di Wilhelm Reich, anzi dichiara in più punti la sua neutralità e qualche perplessità, limitandosi a denunciare l’ottusa violenza delle autorità statunitensi che portò alla morte del controverso scienziato austriaco. Piuttosto il romanzo racconta - nelle sue parti più riuscite - quella che un critico ha definito felicemente “un’infanzia vissuta a fianco di un mago”, la figura di un padre misterioso e incombente, amatissimo e temuto, così ostinatamente sensuale che “le donne lo guardavano come un uomo guarda di solito una donna”. Scritto di getto nell’estate del 1970, Un libro dei sogni è stato pubblicato per la prima volta nel 1973, quando il giovane autore, ispirato dalla collaborazione con il regista jugoslavo Dušan Makavejev che aveva appena visto girare il suo documentario WR – I misteri dell’organismo e travolto dalla lettura de L’urlo e il furore di William Faulkner, si “sfogò” alla macchina da scrivere esorcizzando la sua ingombrante infanzia. Molto “seventies” nel gusto e nella forma, il libro ha ispirato le canzoni Cloudbusting di Kate Bush e Birdland di Patti Smith.