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Un mondo libero

Un mondo libero

Roma, ottobre 1942. Anche se un clima piuttosto teso ammanta l’Italia intera, a La Gioiosa, residenza di campagna di proprietà dei Fontamara, si festeggia. È il terzo compleanno del piccolo Mosè, che ride senza sapere bene cosa fare, confuso dai grandi sorrisi che lo circondano. Angela e Gino, i genitori del piccolo, sono accanto al figlio. Gino fissa la torta, con il nome del piccolo scritto con il cioccolato fuso, con l’aria di chi ha appena ricevuto una brutta notizia. E, in parte, è davvero così. Anche se nessuno dei Fontamara sembra dare troppo peso agli strepiti del regime, esser un ebreo in Italia- come nel caso di Gino e della sua famiglia d’origine- è diventata una colpa imperdonabile, a partire dalla promulgazione delle leggi razziali del Trentotto. È una classica domenica d’ottobre, una di quelle che preannunciano l’arrivo dell’autunno, ma continuano a concedere la possibilità di gustare un gelato seduti all’esterno di una caffetteria. Ottavia, la nonna materna del festeggiato, chiacchiera con la cognata Eva, mentre il suo secondo marito Raffaele le sorride. Da quando Giacomo Fontamara - primo marito di Ottavia, uomo perfido e avido - è morto, la direzione della Pregiata Forneria Principi, il biscottificio di famiglia, è passata nelle sapienti mani di Eva che amministra l’azienda con sapienza e acume. La donna, che sa come sfruttare il suo fascino e le sue capacitò di persuasione, riesce ad accaparrarsi parecchie commesse da parte del regime, contribuendo a portare un po’ di luce in quegli anni bui e difficili. Dopo la morte del suo amato Fernando, Eva non è più riuscita ad innamorarsi, e trascorre le sue giornate tra la forneria e la cura dei figli: Diana e Myriam - legatissime da piccole, ma ora giovani donne sempre più distanti, separate da una diversa concezione della vita e delle sue priorità -, la piccola Clio e il primogenito Gabriel, arruolato e da troppo tempo lontano da casa...

Secondo capitolo della saga che vede come protagonisti i membri della famiglia Fontamara, un vero e proprio clan il cui collante è rappresentato da Eva, donna coraggiosa e lungimirante, animata dal potente desiderio di difendere a qualunque costo la sua famiglia, nucleo compatto, al di là degli screzi e delle incomprensioni tra i componenti. Valentina Cebeni - autrice romana che con il primo volume della serie ha messo su carta una storia appassionante e molto ben strutturata, ambientata nella Roma fascista della seconda metà degli anni Trenta - riprende la narrazione a partire dall’autunno 1942. È un periodo durissimo, in cui la capitale di un’Italia già stremata dalla guerra organizza una strenua resistenza, al solo scopo di riconquistare il bene più prezioso, perso da troppo tempo: la libertà. Occorre mantenere i nervi saldi, essere lungimiranti e tenaci, non farsi fagocitare dalla tragicità degli eventi e cercare nell’aiuto reciproco la spinta necessaria per contribuire, pur nello spazio circoscritto della propria esistenza, al raggiungimento dell’agognata libertà. Eva sacrifica in parte gli affetti familiari per abbracciare l’obiettivo - di più ampio respiro - di ridare dignità agli ebrei e agli operai, agli ultimi e ai dimenticati. E il resto della sua famiglia allargata - che comprende figli, nipoti, cognati, fratelli e sorelle, fidati collaboratori e anche personaggi poco trasparenti ma la cui influenza può rivelarsi necessaria per affrontare e vincere alcune sfide - litiga, si fa dispetti, finisce vittima di gelosie e rancori, ma c’è. Nei momenti più importanti, quelli nei quali le decisioni prese vanno perseguite a qualunque costo e quanto di più caro può venire eventualmente sacrificato in nome di un traguardo più universale, il gruppo si fa coeso e diventa un muro, una forza contro la quale ingiustizia, cattiveria, meschinità e codardia nulla possono. Uno spaccato storico molto ben disegnato sul quale si muovono personaggi indimenticabili, figli di un periodo e di una realtà durissimi; l’istantanea di un’Italia che soffre ma non si piega, piange le sue vittime ma sa rimboccarsi le maniche e ricominciare; la descrizione puntale e commovente della spinta resiliente che anima la volontà di chi ancora crede che la realizzazione di un nuovo mondo, finalmente libero, sia possibile.

LEGGI L’INTERVISTA A VALENTINA CEBENI