
Camila Rojas Gentile è in Puglia. Più precisamente a Salianto, un minuscolo paesino sul Gargano. Ancora non riesce a credere di essere davvero partita e aver affrontato un viaggio lungo e scomodo per arrivare in un posto di cui, fino a quel momento, non conosceva nemmeno l’esistenza. Eh sì, perché sua madre non le ha mai raccontato nulla della sua vita in Italia precedente al trasferimento a Madrid, dove proprio pochi mesi prima era morta. Camila, da sua madre, ha ascoltato racconti di ogni genere: veri o inventati del tutto o in parte. Ma mai nulla su una masseria pugliese che le apparteneva e che, ora, fa parte della sua eredità. Un’eredità contenuta in una lettera che le ha lasciato e in cui ha trovato delle istruzioni piuttosto enigmatiche. Sfinita dalla fatica e dal peso della sua valigiona rosso corallo, si toglie una delle sue bellissime ma scomode scarpe e si siede su un muretto che costeggia la strada sterrata. Era certa che qualcuno sarebbe venuto a prenderla, ma in giro non si vede un’anima viva. Eccetto... una macchina! Un uomo si sporge dal finestrino e, incredibilmente, le offre il suo aiuto. Camila accetta ben volentieri e l’uomo, che dice di chiamarsi Marco e non sembra granché simpatico, la accompagna direttamente alla Masseria delle Lucciole. È questo il nome del posto di cui Camila è ormai proprietaria, che intende far valutare e vendere il prima possibile, per poter tornare a Madrid e alla sua vita. Ha già preso accordi con la scorbutica signora Tiziana, a cui appartiene l’altra metà della masseria. Anche lei sembra ansiosa di vendere per lasciarsi alle spalle il luogo che per anni è stato la sua casa. Arrivata a destinazione, Tiziana la accoglie in modo decisamente poco caloroso e non sembra nemmeno particolarmente entusiasta quando Camila annuncia di voler dare un’occhiata alla sua parte della proprietà. La sua metà, disabitata ormai da anni, è infatti quasi completamente in rovina: ruggine ovunque, macchie di umidità, infiltrazioni nel legno e mobili coperti da lenzuola. In mezzo a una stanza, il dipinto di una donna giovanissima, vestita di bianco, le mani intrise di sangue, al limitare di un bosco. Camila resta a bocca aperta: non ha mai visto prima questo quadro, eppure è certa di conoscere perfettamente la storia della donna ritratta...
Opera prima di Rocío Muñoz Morales, attrice madrilena e romana di adozione nota soprattutto per essere la compagna di Raoul Bova, Un posto tutto mio non è quello che sembra. O meglio: è chiaramente un romanzo leggero che si legge in pochissimo tempo, con una trama a tratti scontata che lascia intuire fin da subito alcuni sviluppi da classico romanzetto rosa. Ma è anche qualcosa in più. All’interno delle sue pagine si nasconde un risvolto giallo che, nonostante le non poche banalità buttate qui e lì tra i capitoli, lo rende salvabile e piuttosto interessante. Il mistero che avvolge da quasi un secolo il paese di Salianto e i suoi abitanti, e che coinvolge in prima persona anche la nuova arrivata Camila, la bella forestiera spagnola, riesce a incuriosire il lettore. L’ambientazione tra boschi, monasteri e case in rovina tenta quasi di richiamare il gotico ottocentesco senza riuscirci del tutto, ma neppure fallendo miseramente nel suo intento. Tutto considerato, poi, si riesce anche a soprassedere alle scene più surreali, banalotte e stereotipate dell’italianità vista con gli occhi dello straniero, come la processione con la statua della santa portata a spalla attraverso le strade del paese o le lunghe tavolate in cui intere allegre famigliole si riuniscono a mangiare tutte insieme appassionatamente. Lo stile di scrittura della Muñoz Morales è semplice, scorrevole e piacevole. I personaggi, anche quelli principali, non risaltano particolarmente per doti o caratteristiche ma sembrano, piuttosto, delle macchiette relegate ai ruoli stereotipati dell’artista svagato, del nobile orgoglioso ma decaduto, della protagonista che sconvolge la vita di tutti col suo arrivo, dell’anziana solitaria e scorbutica, o dell’amica un po’ sfigata che però risolve la situazione. Ma, nonostante tutto, non risultano mai di troppo disturbo all’interno dell’atmosfera generale del romanzo. Le descrizioni del paesaggio pugliese, tra boschi, piante aromatiche, strade polverose, masserie e mare cristallino sono estremamente evocative e contribuiscono, infine, a rendere piacevole la lettura.