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Una cagnolina non vola mica

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Ricorda soltanto che all’inizio era al buio, senza sapere bene dove, aveva molto spazio e le sembrava di nuotare, senza neppure la necessità di muovere le zampine. Poi, pian piano, ha cominciato a stare stretta in una specie di sacca liquida e calda, insieme ai suoi fratelli. Qualche volta la zampetta di uno dei fratelli finiva per ficcarsi in uno dei suoi occhi e la codina di un altro le faceva solletico in un orecchio. Oppure poteva accadere che un movimento esterno finisse per schiacciarli uno contro l’altro, con il rischio di fare una frittata di cagnolini. Di essere un cagnolino l’ha imparato in seguito, dopo che la madre li ha partoriti. Ha anche imparato di essere di una razza che i più chiamano bastarda, mentre i più gentili meticcia. Il primo contatto con la mamma, una volta uscito da quella specie di nido scuro e caldo, è stato con i suoi denti che, con estrema cautela, l’hanno liberata da una membrana vischiosa che l’avvolgeva tutta. Poi la mamma le ha leccato gli occhi, permettendole così di capire dove si trovasse. La sua mamma è bellissima, tutta bianca e vaporosa con le orecchie dritte e il muso appuntito. Sembra una volpe. I cuccioli sono sei in tutto e la prima cosa che fanno, ovviamente, è assaltare le mammelle della madre. Spesso a lei capita di addormentarsi con la mammella gonfia della mamma tra i denti e si sente davvero felice. La felicità, purtroppo, dura davvero poco. All’improvviso, due mani poco gentili e parecchio ruvide afferrano i piccoli ad uno ad uno e li mettono in un sacchetto di plastica nero e la depositano in un luogo dove c’è una puzza terribile, così forte che anche respirare diventa complicato. La busta nera, per fortuna, è stata lasciata aperta, così i cuccioli riescono ad uscire e a realizzare che si trovano in una discarica, circondati da cibo ammuffito, cartacce unte, lattine usate e piatti di plastica sporchi. Un posto orribile…

Dopo aver scritto programmi televisivi e radiofonici, articoli di giornale, racconti e romanzi, la penna elegante di Mariano Sabatini - giornalista e scrittore romano, che vive nella capitale insieme alla famiglia e, non a caso, ai due cagnolini trovatelli Eimì e Potter - si cimenta per la prima volta in una storia per bambini. E il risultato è un racconto avvincente e dolcissimo. La cucciola color panna, di pura razza macedonia, viene strappata subito dopo la nascita, insieme ai fratelli, alle amorevoli cure della madre e affidata a morte certa in un cassonetto dei rifiuti. Ma il destino ha in serbo per lei un percorso diverso rispetto a quello degli umani senza cuore che hanno pensato, senza rimorso alcuno, di liberarsi dei cagnolini. Una staffetta complessa - che però le regala un nome profetico: Eimì, che in greco antico significa “io sono” - e un lungo viaggio separano la cagnolina da quello che diverrà il suo nido, la casa di Marco e delle figlie Sara e Federica che, fin dal primo istante, sanno riempire di affetto e calore la piccola Eimì. La cucciola è curiosa e coraggiosa e riesce, in poco tempo e con il suo comportamento gioioso, a mostrare come la diversità non sia un difetto, ma un vero e proprio valore aggiunto. Eimì, che vorrebbe essere capace di volare sulle nuvole - come fanno le cornacchie e i gabbiani di cui segue incantato il percorso su nell’azzurro del cielo - per assaggiarle e per fuggire, a volte, dai pericoli e dalle brutture del mondo terrestre, insegna quanto il confronto con l’altro da sé, la scoperta delle diversità e l’accettazione di ciò che si discosta dal nostro modo di vedere siano il vero motore della vita, ciò che tiene accesa la curiosità e, soprattutto, ciò che rende il mondo un luogo nuovo, variopinto come un arcobaleno, stimolante e fonte continua di arricchimento. Quando poi ad Eimì viene affiancato da Marco e dalle figlie anche un altro trovatello, Potter, la convivenza si fa ancora più elettrizzante e ricca di stimoli, mentre volare - dispiegando le ali della fantasia, affidandosi a quel refolo di vento che accarezza il viso o il muso e permette di scegliere verso quale direzione spiccare il volo e decidere poi di posarsi - diventa non solo possibile, ma strumento fondamentale per coltivare la fantasia, quella fantasia salvifica che dovrebbe essere patrimonio di ciascun essere vivente, umano o animale che dir si voglia. Con una prosa semplice ma che si imprime nel cuore e lascia il segno, Sabatini regala ai lettori una storia - arricchita dalle belle illustrazioni di Giorgia Farnesi - che diverte e commuove, un libro che racconta la rivincita e l’accettazione, una lettura adatta ai più piccoli ma terapeutica anche per quel pubblico adulto che ha ancora voglia di credere all’amicizia e ai sogni.