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Una Cenerentola a Manhattan

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New York, aprile 2000. “Vietato piangere in pubblico a dieci anni, le bambine grandi non piangono”. Per questo Riley si sforza di trattenere le lacrime, il cuore stretto in una morsa e un ultimo sguardo d’addio alla grande casa di famiglia e alla sua piccola rosa, mentre Mathilda la incalza affinché si sbrighi a raccattare tutte le sue “cianfrusaglie” e le carichi in macchina dove le sorellastre attendono annoiate. La matrigna, vedova da meno di una settimana, è diventata fredda e intollerante nei suoi confronti, e non solo si è affrettata a riprendere il cognome da nubile – aristocratico ma decaduto – ma ha anche velocemente venduto la casa storica per acquistare un moderno attico in un quartiere più scintillante. Dicembre 2008. Riley è stata ammessa alla Columbia University, e cerca il modo per comunicarlo a Mathilda, mentre questa è impegnata con Annie e Jenny a guardare le immagini del book fotografico delle gemelle, commentandone la postura. Si tratta di un’opportunità da non perdere per Riley che a differenza delle sorellastre frequenta una scuola pubblica, ma lei non sa che purtroppo non se lo può permettere, perché i genitori non le hanno lasciato denaro in eredità e per il suo mantenimento ha dovuto magnanimamente provvedere di tasca sua la matrigna che però dopo tutto quello che ha fatto per lei, non vuole sobbarcarsi anche la spesa della costosa università. A meno che...

Retelling di una delle più classiche delle favole, Una Cenerentola a Manhattan è però anche un po’ Il Diavolo veste Prada con un pizzico di Cinquanta sfumature…: Felicia Kingsley (nom de plume di Serena Artioli) ama rivisitare classici in chiave moderna, adattandoli sapientemente ai giorni nostri, senza cadere nel grottesco. Frizzante, ironico, finanche divertente, è una lettura leggera e spensierata, con una trama prevedibile e per questo rilassante. Ci sono tutti gli elementi della favola: protagonisti e antagonisti, principe azzurro, guai e contrattempi, equivoci, morale e insegnamenti fino al lieto fine che rasserena e dà speranza. Semplice ma non banale: tratta anche temi profondi come le molestie sul lavoro, il successo professionale non meritocratico ma grazie piuttosto alle conoscenze, il dover sgomitare in questa giungla moderna che è il mondo, abbandono e infanzia rubata, rivincita e riscatto. La Kingsley sa inoltre mixare al punto giusto ingredienti complementari come romanticismo e passione, creando così un effetto “rosa piccante” che lo rende spumeggiante. Buon bilanciamento emozionale dei personaggi, ben equilibrati. La scrittura è scorrevole ma coinvolgente, e la storia si legge volentieri, anche se su alcuni aspetti superficiale e ingenuo e forse la parte centrale è un po’ tirata per le lunghe (si poteva velocizzare quel tanto che basta). Amore, dedizione, amicizia, tenacia, passione, audacia: componenti essenziali di una lettura che fa sognare, come tutte le favole.