
Torino è città magica: ammaliante, a tratti misteriosa, popolata da figure fantasmatiche. E può trasformarsi in una immensa madeleine proustiana, o in un affascinante ricettacolo di personaggi e figure che attraversano il tempo e i luoghi. Qui si rincorrono, in un vorticoso susseguirsi di apparizioni, tante e straordinarie figure della letteratura e dell’intellettualità, a cavallo tra Ottocento e Novecento. Ci si imbatte in un Montale un poco eccentrico, ammaliato da Verdi e perciò ideale sodale di Proust. Identificabile, quest’ultimo, con il viaggiatore Marcel, che fugacemente, in treno ma con la fantasia attraversa le vie cittadine e le aree adiacenti alla città. E così, lungo il suo tragitto non casuale, astorico, tocca i luoghi in cui ha vissuto Norberto Bobbio, non certo appassionato cultore di Proust. E poi ci si imbatte in Leone Ginzburg e nella moglie Natalia; in Franco Antonicelli, smagato ed estroso cantore. Ma non ci sono soltanto gli artisti, in questa Torino mitica. C’è anche l’algido Giolitti, in contrasto con l’appassionato Brancati. Così sfilano uomini e cose. In una serrata epifania di figure scomparse che precipitano in schegge critiche rapide, in ritratti sintetici ma ricchi di sfumature. In questo contesto spicca, tra gli altri, il malinconico poeta crepuscolare Guido Gozzano, con i suoi versi grondanti di spirito proustiano. Incagliati sulla rievocazione nostalgica di una realtà sfocata, e colta nel momento del suo doloroso declinare…
Non è il classico saggio di critica letteraria, questo. Congegnato cioè seguendo i canoni accademici o criteri di linearità cronologica. È, piuttosto, un magmatico materiale saldato attorno ad un esile punto di partenza: una fugace citazione di Proust. Da qui si dipana una particolare Recherche per cui il viaggio mentale diventa il perno di una rapida rievocazione di fatti, figure, spazi, inseriti in una Torino e in un Piemonte che restano costantemente sullo sfondo. Come un fondale teatrale, davanti al quale sfilano i vari protagonisti. Reggere le fila di questo collage non è operazione semplice. E il lettore non deve lasciarsi abbandonare alla tentazione di isolare i singoli frammenti. O di restare alla superficie di questa sorta di racconto critico. Deve, al contrario, lasciarsi guidare in questa discesa nel ventre di Torino, e seguire con pazienza la fitta rete delle analogie, dei legami imbastiti tra opere, scrittori, intellettuali, menzionati dall’autore. Considerando così il testo come un mosaico in cui le singole tessere si completano l’una con l’altra. D’altra parte, se il racconto e il saggio si incrociano a creare un prodotto ibrido, ciò richiede al lettore stesso un impegno sorvegliato. Come pure la disponibilità a partire da qui per poi seguire nuovi tracciati, approfondendo ciò che è accennato in maniera sintetica, e ad affrontare una lettura impegnativa. Perché occorre una conoscenza puntuale della letteratura contemporanea per seguire le evoluzioni dell’argomentare dell’autore.