
Giorgio vive a New York e ormai non è più nel fiore degli anni, ma in quel periodo della vita in cui le malattie aumentano di giorno in giorno, tanto che, mentre è in bagno, si ritrova un giorno a fare una sorta di appello, dalla testa ai piedi. Evitando qualsiasi altro ordine, sia cronologico sia di gravità, ma seguendo solo il suo corpo dall’alto al basso. Soffre, ad esempio, di acufene all’orecchio sinistro, un fastidiosissimo disturbo per il quale ode sibilo continuo, di intensità variabile, che complica i giorni e le notti. Ha poi due dilatazioni: l’ernia iatale e quella dell’aorta, per la quale ha rischiato un intervento chirurgico a cuore aperto, che poi, per fortuna, non si è reso necessario per la stabilità del disturbo, anche se un po’ di alterazione alla pressione arteriosa l’ha portata. Giorgio la tiene sotto controllo con una pillola, così come controlla la prostata per evitare che evolva in tumore e le emorroidi, non troppo dolorose, ma di sicuro fonte di problemi. Il suo medico curante, quello italiano (Giorgio proviene da Firenze), lo innervosisce con i suoi “Ce l’ho anch’io” o “Alla nostra età è normale avere qualche problemino”. A New York non ha ancora trovato qualcuno che lo segua costantemente come avviene in Italia. Vive nella Grande Mela ormai da due anni (ne ha quasi sessanta) ed è convinto di essere in una fase magica della sua vita. Unico cruccio, proprio l’età! Anche se tutti dicono che non dimostra i suoi anni, la matematica non è un’opinione. Giorgio è un tipo metodico. Quando si alza segue un preciso ordine: la colazione con contemporanea lettura dei giornali italiani online, poi bagno, doccia e la consultazione delle mail. Cancella quelle che non gli interessano, risponde velocemente a quelle poco importanti e applica una bandierina arancione a quelle che meritano maggiore concentrazione. Invierà la sua risposta più avanti nell’arco della giornata, ma non rimanda mai al giorno successivo...
Sessant’anni e non sentirli, diceva qualcuno. E all’improvviso continuare a sentirsi giovani dentro, ma con una cattiva corrispondenza del fisico: in uno come Giorgio, autore e protagonista del romanzo, questo significa depressione, ipocondria, crollo emotivo. Di certo non sa invecchiare, soprattutto in un ambiente come quello che frequenta a New York, fatto di scrittori e artisti in genere, di donne bellissime, occasioni speciali, feste, alcool, inviti, mostre, inaugurazioni, oggetti di valore. Ma alla fine è proprio nella mail di risposta al suo amico Antonio che esplica il suo concetto di valore, togliendo molto a tutto l’effimero che lo circonda. E come dargli torto? Come si può non credere che la conoscenza è fondamentale per combattere l’ignoranza e che la qualità è di gran lunga meglio della quantità? Studiare è la soluzione, le semplificazioni odierne hanno prodotto i risultati aberranti che sono sotto gli occhi di tutti, perché “tutti pensano di sapere, perché le informazioni sembrano essere continuamente a portata di mano: dunque a che serve studiare se posso chiedere a Google?”. Parte proprio da queste considerazioni un lento processo di scavo e riflessione ed è una splendida occasione per metterci a pensare, mentre stiamo leggendo, su come alimentiamo e sfidiamo la nostra cultura. C’è anche spazio per considerazioni sui libri, su come usarli (nel senso di come farne buon uso), come considerarli. Sessant’anni rappresentano un’età ancora piena di sogni, ma anche di consapevolezze, a volte un po’ tristi se pensiamo a tutto quello che non possiamo più permetterci. E il modo con cui ci viene raccontata questa età non manca di ironia, strappa qualche sorriso, ma ci regala anche grossi spunti, di certo momenti di condivisione, di sensazioni e momenti di vita che nello specifico hanno anche il sapore di sogno amaro. E tra Covid-19 e la contrastata “era Trump”, New York, sullo sfondo, appare preoccupata e al tempo stesso frivola. Ma sempre affascinante.