Salta al contenuto principale

Una favola

Una favola

Princeton, New Jersey. Piove a dirotto già da qualche minuto quando Gus sente bussare alla sua porta. Sua madre è sotto la doccia e tocca a lui andare ad aprire. La ragazza è fradicia e sembra spaurita. Gli dice di avere avuto un guasto alla macchina. Gus la fa accomodare e i due si intrattengono per un po’ in una piacevole conversazione. Ma dopo qualche minuto quella che sembrava essere una dolce e remissiva fanciulla si trasforma improvvisamente in una strega, come nei suoi peggiori incubi infantili. Gus non crede ai suoi occhi e nonostante la paura che lo attanaglia riesce a colpirla con un attizzatoio facendola fuggire ma senza lasciare traccia alcuna. Cosa diavolo ha mai visto? Si tratta di un’allucinazione o c’è dell’altro?... Roma. In un liceo come tanti il professor Romagnoli è intento a spiegare Cent’anni di solitudine ai suoi studenti ma una strana inquietudine si impossessa di lui quando si accorge di aver confuso non solo l’autore ma persino il finale di quel capolavoro. Non gli è mai successo. Forse è colpa di quelle due che non la smettono di chiacchierare in fondo all’aula come se lui non ci fosse? Prova a riprenderle ma una delle alunne lo spiazza rispondendogli a tono davanti a tutti e facendo vacillare in un attimo tutte le sue certezze. In un attimo Romagnoli si sente come denudato. Davvero la sua esistenza è ridotta solo a quello? Vivere come un automa inanellando giornate senza il benché minimo senso?... New York. Alla Us&Them Company regna il solito trambusto. Gli impiegati intenti a vendere azioni, il sottofondo delle tastiere dei computer, le urla dei dipendenti al telefono. Robert Moore è l’unico fermo al centro di quel quadro impazzito in delirante movimento. Sguardo fisso nel vuoto, spento, perso. Sta domandandosi cosa ci fa ancora lì tra quegli squali, prendendo in giro clienti e soprattutto se stesso da anni, ingoiando angherie di superiori e colleghi che da sempre non fanno altro che umiliarlo. Quel pensiero che da qualche tempo gli si sta facendo sempre più pressante nella mente. Punirli! Ecco cosa darebbe realmente senso alla sua esistenza. Punire tutti ad uno ad uno, magari partendo proprio da quella Rachel che qualche minuto prima lo ha deriso davanti a tutti...

Opera prima col botto per il giovane marchigiano Edoardo Romanella, che dà vita al suo personale bestiario di capitale disumano, dando fondo a quasi trecento pagine di pura adrenalina e ritmo e miscelando generi e teorie come un veterano senza perdere mai il filo della narrazione. Un romanzo a suo modo filosofico sul senso stesso della vita, che per struttura e intreccio ricorda per certi versi Magnolia, il capolavoro di Paul Thomas Anderson. Qui come lì si intrecciano storie e linee narrative imbevute prevalentemente di solitudine e dolore. I personaggi sono tutti in bilico, sospesi tra la realtà che quasi tutti accettano passivamente come automi e la consapevolezza quasi fisiologica ad un certo punto delle loro esistenze di riscatto se non addirittura di vendetta. E Romanella padroneggia perfettamente tutte le storie come un navigato burattinaio, dando la giusta tensione a tutti i personaggi messi in scena con abile scrittura e la giusta dose di pathos fino all’incredibile colpo di scena del finale. Un romanzo visionario che spazia dal noir al pulp, arrivando persino al saggio filosofico e scientifico, mixando teorie quantistiche, cinema, musica, religione. Un romanzo sul senso stesso della vita, sull’illusione del potere, del denaro, sulla ribellione alle regole precostituite che fa interrogare e riflettere su quanto troppo spesso la nostra idea stessa di libero arbitrio altro non sia che una effimera e rassicurante illusione per mascherare la sconcertante realtà di essere solo veicoli preconfezionati di mode, marche, spot, muti soldatini ingabbiati nella rassicurante direzione che prende la massa, brandelli di merce e codici a barre in vendita a saldo al miglior offerente. Una favola per adulti, una matrioska di storie, di vite, di esistenze che non lascerà indifferenti. Un viaggio onirico, un caleidoscopio di esistenze vissute o sognate in cui specchiarsi e perdersi, a cui si potrà credere o meno, perché sta solo a noi alla fine della storia divorati dalla smaniosa ricerca della verità, decidere o illuderci di farlo, su cosa davvero considerare reale e cosa no.