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Una giornata in Giappone

Una giornata in Giappone

Albeggia. In lontananza, la sagoma rassicurante del monte Fuji sembra indicare il sole appena sorto. Si dice che quando il Fuji-san non si nasconde dietro la nebbia, allora sicuramente sarà una bella giornata. Lo Shinkansen è puntualissimo come sempre e corre via portando i suoi passeggeri in qualche posto lontano. I signori del vicinato sono già al lavoro nella risaia, mentre gli spiriti delle volpi si rincorrono al margine del bosco e fuggono a nascondersi nel buio. La statua del Jizō accoccolata a bordo strada saluta chi lascia casa per intraprendere il proprio viaggio quotidiano, in quella che potrebbe essere tranquillamente una tipica giornata, qui in Giappone. Mamma e figlia imboccano la strada dirette verso l’asilo, e con la loro vecchia utilitaria bianca attraversano il lungo ponte sospeso sul fiume. Se ti affacci al finestrino e al momento giusto guardi giù, puoi vedere il signore dei gatti annaffiare il suo orticello. Di gatti da accudire ne ha moltissimi, io ne ho contati almeno diciassette, tutti diversi. L’asilo si trova in un quartiere tranquillo ma molto vivace, vicino alla stazione dei treni. Si riconosce subito, è l’edificio tradizionale in mezzo ai palazzi e ai negozi. C’è sempre un via vai di sararīman e di studenti che vanno a comprarsi il pranzo al konbini in fondo alla strada. Mi piacciono molto i bentō di Lawson. Si dà il caso che oggi sia proprio una giornata adatta per stare fuori e avventurarsi in una gita con i compagni. Lungo il fiume c’è un sentiero dove i passerotti cercano le briciole dei dolcetti lasciati cadere dai bambini che vengono a giocare qui. Gli ojiisan tengono pulita la zona, trasportando lungo la sponda del fiume un grosso carrello per le pulizie, agguantano cartacce con delle pinzette giganti e tolgono le foglie secche con le loro scope gialle. Questa mattina l’aria profuma decisamente di estate...

Questa è una storia, la mia, quella che ho visto oggi tra le pagine del libro- passeggiata realizzato da Sandrine Thommen. Ma ogni volta che un bambino deciderà di sfogliarla ne nasceranno di nuove, salteranno fuori nuovi personaggi e risvolti inattesi. Il mio occhio un po’ onnisciente ha scelto di planare dall’alto e abbracciare i panorami dipinti con un’attenta armonia tra colori e forme, per ricercare così una sensazione piacevole e rilassante nell’immagine globale che ogni coppia di pagine ricrea. Lo sguardo a misura di bambino potrebbe invece decidere di posarsi su quel piccolo uccello nascosto tra l’erba. O forse la voglia di catturare la pioggia con un ombrello azzurro a pois rosa lo spingerebbe a immedesimarsi nella bambina che accompagna mamma e nonna a fare la spesa. Un libro dal potenziale illimitato, che tramite illustrazioni semplici ma brulicanti di particolari stimola l’immaginazione e avvicina ad una quotidianità diversa: quella di un bambino di pochi anni dagli occhi a mandorla, abituato ad indossare un cappellino giallo per non sfuggire all’occhio vigile dell’insegnate e a mangiare del polpo essiccato su un bastoncino al mercato del pesce. In questo libro che vuole parlare attraverso i colori e le forme più che con le parole, si sente però la mancanza della lettura in rōmaji (il sistema usato comunemente per trascrivere la scrittura giapponese e renderla pronunciabile anche da noi occidentali) dei brevi titoli attribuiti alle tavole. Un modo che avrebbe permesso di assaporare non solo visivamente i kanji di 魚市場 ma di regalare al lettore anche il loro suono: “uoichiba”. Sottigliezze ovviamente che sarebbero state riservate agli adulti più curiosi, interessati a prendere parte al processo creativo insieme ai più piccoli e a sorridere insieme a loro indicando quel furbetto di un kappa, lì in piedi fuori dal tempio, sotto la pioggia, intento a riempire la conca sulla sua testa con l’acqua piovana. Questo libro è vero, è silenzioso, ma al suo interno si possono sentire le urla dei ragazzini che giocano, le cicale chiassose dell’estate afosa di Kyoto, l’acqua che scorre, il frusciare delle foglie mosse dagli animali della foresta. Ci si sorprende quasi nel veder saltare fuori personaggi già incontrati nelle tavole precedenti, adesso impegnati a portare a termine la loro tranquilla quotidianità e a rientrare verso casa, con la luna alta nel cielo. Un piccolo gioiellino sicuramente consigliato a partire già dai 3 anni e molto versatile nell’uso.