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Una possibilità del linguaggio

Una possibilità del linguaggio

Questo testo prende spunto da alcune considerazioni di Michel Foucault riportate in La follia, l’assenza d’opera, il breve saggio incluso nella più nota Storia della follia nell’età classica del 1961. Il filosofo francese descrive inizialmente un movimento di sdoppiamento e svuotamento del linguaggio caratteristico di una certa esperienza della follia, che a partire dall’opera di Freud riguarderebbe tutti quei linguaggi che implicano e tematizzano se stessi; questa esperienza del linguaggio della follia verrebbe poi associata da Foucault a una certa esperienza della letteratura, da Mallarmé in avanti. Alfredo Zucchi passa così ad analizzare dapprima uno scritto di Massimo Rizzante dal titolo Dell’ideale enciclopedico, quindi Parodia e proprietà di Ricardo Piglia, per addentrarsi infine nella tradizione borgesiana della letteratura che implica e tematizza se stessa, e arrivare per l’appunto a Pierre Menard, il protagonista dell’omonimo racconto di Borges. Menard è uno scrittore francese di inizio XX secolo, la cui opera visibile è composta da scritti di carattere poetico, saggistico e filosofico: ciò che però lo rende particolarmente degno d’attenzione è l’altra sua opera, quella sotterranea e incompiuta, costituita dai capitoli IX e XXXVIII del Don Chisciotte, e da un frammento del capitolo XXII. Pierre Menard rappresenterebbe dunque, nell’ottica di Zucchi, un metodo, una domanda riguardo le possibilità di esistenza del mondo, del pensiero e del linguaggio stesso...

Nato a Napoli nel 1983, Alfredo Zucchi ha studiato Lettere Classiche nella città natale per poi approdare alla Pompeu Fabra di Barcellona, dove ha studiato Creaciòn Literaria e si è avvicinato alla letteratura sudamericana. E i sei saggi che compongono questo suo breve e interessantissimo volume, paiono proprio voler essere un tributo a quella letteratura, e in special modo a Jorge Luis Borges e Roberto Bolaño. Di fatto, partendo da alcune considerazioni di Foucault riguardo alla follia e alla letteratura, la ricerca di Zucchi pare dunque focalizzarsi su quella tipologia di letteratura che utilizza sistematicamente procedimenti metatestuali, metanarrativi e metaletterari: passando da Foucault a Freud e Mallarmè, con anche una parentesi dedicata alla meccanica quantistica, rappresentata dal secondo saggio della raccolta, Il vuoto. Un reportage - in cui Zucchi riporta fra l’altro un’intervista da lui stesso realizzata nel 2014 al fisico Martin Bojowald - arriviamo al Pierre Menard, autore del Chisciotte di Borges e a Roberto Bolaño, la cui opera si inscriverebbe, secondo Zucchi, nella tradizione borgesiana della letteratura che implica e tematizza se stessa proprio tramite l’utilizzo del “metodo Pierre Menard”. Zucchi, già fondatore della rivista letteraria digitale “CrapulaClub”, è autore anche di romanzi e racconti. Dal 2019 è socio di Wojtek Edizioni. Sicuramente da leggere.