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Una vita da ricostruire

Una vita da ricostruire

Nel maggio 1945 le donne di casa Thalheim, scoperte dai sovietici nella cantina di casa dove sono solite nascondersi, sono costrette a fare i conti con la realtà della fine di una sanguinosa guerra in una Berlino irriconoscibile. Rike, la sorella maggiore, rimpiange i tempi d’oro della propria vita, le sembra così lontano quel 1932 in cui il padre aveva aperto i Grandi Magazzini Thalheim & Weisgerber specializzati in capi di alta moda, in cui tutto era ancora possibile: Hitler doveva ancora prendere il potere e condurre la Germania alla distruzione e la madre adorata, Alma, era ancora viva. Ora invece Rike, le sorelle Silvie e Flori e la matrigna Clarie devono affrontare quello che resta: la villa di famiglia sequestrata dai sovietici, il padre prigioniero e il fratello disperso in Russia. È Rike la più pragmatica e stabilisce di andare a vivere nella casa sfitta della nonna, di entrare a far parte del gruppo delle “donne delle macerie”, addette alla rimozione delle macerie della città in cambio di razioni alimentari extra, dal momento che le tessere annonarie non bastano a sfamare nessuno. Non è facile ricominciare, deporre i sogni di un tempo, la moda, vedere i Magazzini di famiglia distrutti, ma Rike costudisce un segreto: lei e il padre hanno infatti nascosto a Postdam una ingente quantità di denaro, ma soprattutto diverse balle di stoffa. Quando per caso Rike incontra Miri, la figlia della sarta dei Magazzini Thalheim, cresciuta con la stessa passione della madre, sembra finalmente possibile utilizzare quel prezioso materiale per un nuovo inizio. Liberato il padre da un campo di prigionia sovietico grazie all’intercessione dello zio Carl e al pagamento di una grossa cifra, Rike organizza una sfilata di abiti confezionati da Miri con la stoffa custodita e con gli stracci: è la prima sfilata in tempo di pace, il primo vagito di una nuova vita ma il ritorno ai fasti di un tempo è ancora lontano per tutti i Thalheim…

Un’intensa voglia di vivere e di ricominciare a sperare è quello che racconta Brigitte Riebe, nota scrittrice tedesca, in questo romanzo. Una Berlino devastata dalle bombe e appena uscita dalla piaga del nazismo fa da sfondo alla storia di una famiglia ed in particolare delle sue componenti femminili; Rike, Silvie e la piccola Flori sono ragazze volitive, coraggiose, rese forti dall’aver affrontato l’assenza del padre, la mancanza di cibo, la paura delle bombe. Ognuna cerca una propria strada inseguendo un amore, una passione, una nuova idea politica, ma rimanendo accomunate da quel seme originario di famiglia che è la cura per la moda. Il dopoguerra è stato un periodo di ridefinizione di spazi e di ruoli nel mondo e nella singola esistenza di ognuno: Rike, Silvie e Flori ben incarnano i primi tentativi di autonomia giovanile e femminile nel rapporto con il padre, la cui mentalità è avvertita dalle giovani come chiusa e ostile alla modernità, nel rapporto con gli uomini e con il sesso, affrontato con libertà e – a tratti – incoscienza. Il leit motiv del romanzo è un imperativo categorico per tutti i personaggi: ricostruire. Ricostruire i Grandi Magazzini di famiglia. Ricostruire se stessi. Non è però una ricostruzione proiettata al passato quella in cui si impegnano le protagoniste, al contrario ognuna cerca una definizione di sé nel mondo nuovo che si è schiuso, lavorando per migliorarsi, aprendosi all’inaspettato. Ma per costruire il futuro è necessario fare i conti con il passato: la famiglia Thalheim, tra le macerie di Berlino, deve rimettere insieme i pezzi della propria storia.