
L’eco delle porte che si chiudono attraversa la banchina della metropolitana. La voce registrata diffusa dagli altoparlanti invita a fare attenzione allo spazio fra il convoglio e la banchina stessa. Il treno cigola. Inizia a muoversi, prima lentamente, poi in modo sempre più veloce. Le carrozze sono semivuote. Il movimento produce tutta una serie di suoni. I vetri sono sporchi, e contro i finestrini sbatte l’aria. Nella prima carrozza c’è un uomo. Il suo aspetto è imponente. È vestito da operaio. Ha gli occhi chiusi. Le braccia conserte. Le spalle abbandonate. È stanco. Riposa. Ha la pelle arrossata, segno che si è rasato a secco. Il treno entra in galleria. L’odore è sgradevole. Come il suo. Come quello della misera stanza in affitto nella quale, non potendo permettersi null’altro di meglio, risiede. Inizialmente dorme. A un certo punto sogna persino. Poi d’un tratto si desta. È in un treno che corre nelle viscere di Londra, che gli sovrasta la testa. Non ha mangiato né bevuto stamattina. Ha sete. Il pensiero dell’acqua gli stimola questa sensazione. Conosce il percorso della metropolitana. Sa che il tragitto gli consentirà di essere perfettamente sveglio per quando giungerà al lavoro…
nglese, poeta, saggista, scrittore di racconti, romanziere (questa, ambientata come il titolo fa sin da subito supporre, nella metropolitana – Underground – di Londra, un non-luogo che ben si presta a raccontare una storia dalle tinte fosche e dai molti e stranianti livelli percettivi, è la sua, pluripremiata, opera d’esordio in quest’ambito specifico), discendente di una famiglia di origini anche ebraiche e tedesche (il nonno materno era il fratello di Gottfried Bermann-Fischer, non solo intimo amico personale di Thomas Mann ma anche uno fra i più importanti editori in assoluto), Tobias Hill, che ha anche insegnato per diverso tempo in Giappone, ha uno stile molto originale. La storia da cui prende le mosse per poi farne veicolo di un’esegesi molto ampia, dettagliata, profonda e personale sulla condizione umana in apparenza ha tutte le caratteristiche di una classica narrazione di genere: proprio per questo, come avviene per molte forme sin dagli albori della letteratura, si presta assai bene in realtà a farsi portatrice di numerose istanze. Il protagonista di questo allegorico thriller psicologico, che si troverà a fare i conti con una duplice indagine, quella che riguarda il suo doloroso e in parte rimosso passato e la presa di coscienza del proprio ruolo nel mondo e quella in merito ai delitti che vengono perpetrati nella metropolitana che spesso frequenta, dove si annida uno sconosciuto che non trova nulla di meglio da fare che spingere le donne sotto i treni, è un uomo ai margini, invisibile come ciò che scorre sotto terra nei meandri più viscerali, un operaio polacco silenzioso e taciturno, Ariel Casimir. Che sul treno del mattino ha notato una donna, che non riesce più a trovare. Né a dimenticare.