
Uno sciame silenzioso e disordinato di macchine riempie e intasa le strade di una città, anonima e universale come in ogni ambientazione distopica che si rispetti. La gente cullata dall‘inerzia del quotidiano affolla distrattamente i marciapiedi. Una ragazza sorpresa alza gli occhi al cielo, un banco di balene lo sta navigando. Ombre mastodontiche dipingono inquietudini e paure che si leggono per lo più negli occhi degli adulti. Meraviglia e stupore resistono e animano gli sguardi dei bambini, i più giovani, però: quelli non ancora ipnotizzati dai loro smartphone. A Melville le autorità in fretta e furia agiscono per arginare il problema. Lo spiegamento di forze richiesto dall’invasione balena è inimmaginabile, carri armati ACAB e pescatori armati di fiocine: la mattanza ha inizio...
Pensa a svegliarsi un giorno e ritrovarsi immersi in un fiume di quieti cetacei volanti. Con quella che sembra una normalissima giornata che si sta per trasformare in una pioggia di balene. Questo è il mondo onirico in cui ci proiettano le tavole di Tommaso Carozzi che raccontano la storia silenziosa di Davide Calì nel silent book Undicesimo comandamento. Non sfidare la natura è l’unico scarno elemento di paratesto, posto in quarta di copertina, che ci suggerisce una possibile chiave di lettura dell’edizione italiana di questo volume curata da Kite edizioni, che reinterpreta con la benedizione degli autori Il giorno delle balene (Le jour des baleines), titolo con cui questo libro era uscito in Francia per l’editore Chocolat! Jeunesse. Un Moby-Dick dei tempi moderni che accade attraverso un susseguirsi di mezzetinte brulicanti e silenziose, e ci racconta una storia della natura meravigliosa, quieta, imponente che si occupa come può lo spazio del mondo da cui l’abbiamo espropriata. Da buon silent book la forza di questa storia poggia anche sulla sceneggiatura, aperta ma solida, e sulle illustrazioni dense ma non sature, ed è capace di parlare le mille lingue del mondo, di raccontare ai potenzialmente infiniti occhi che la leggeranno, di inserirsi in innumerevoli culture, di farsi ogni genere. E non bastano né lo spiegamento di forze né le medaglie al valore per eliminare la splendida anomalia surreale in corso, anzi in volo, ma siamo così sicuri di meritarci un monito di così tanta bellezza?