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Un’estate a Borgomarina

Un’estate a Borgomarina

Sono le sei del mattino e Andrea Muratori si sveglia, esce dal suo capanno e tutto è sparito. Non è autunno, ma una cortina lattiginosa ha coperto tutta Borgomarina: è la nebbia. A metà giugno non se n’era mai vista una così. La sirena del faro richiama i naviganti e li indirizza in sicurezza verso casa. In calzoncini e ciabatte Mura ha voglia di uscire e di penetrare quella nebbia che, nonostante la baldanza dei suoi sessant’anni, un po’ lo intimorisce. Scende le scale, cammina cauto sul pontile. Cecità assoluta, nessun rumore. Con prudenza arriva all’acqua scura del canale, procede un passo alla volta con le braccia tese in avanti. Scorge il Ristorante Faro, poi intravede una figura, sembra una donna, ha il braccio teso ad indicare qualcosa e accanto a lei un bambino. Mura la chiama: “Ehi, signora”. Nessuna risposta, si fa coraggio e si avvicina, la tocca, è fredda come il marmo. A quel punto si darebbe una botta in testa, è la statua in bronzo della sposa del mare. Cammina ancora fin quando si sente chiamare da Athos, detto Caronte, il barcaiolo che aziona il traghetto da una riva all’altra del canale, ci sale. Dall’altra parte la vita riprende, i negozi aprono, tre uomini al bar prendono un caffè, una signora passa in bicicletta con la sporta della spesa. Si conoscono tutti e questo è rassicurante, anche se Mura ha fatto una vita diversa da tutti gli altri, sempre in giro per il mondo. Una vita ben lontana dalle quotidiane abitudini della gente di qui. Suo figlio Paolo vive a Londra e fa pratica in uno studio di avvocati. Sono lontani i tempi delle vacanze con lui a Borgomarina. Pensieri malinconici prontamente scossi dal fischio della sirena del faro, le barche stanno rientrando, la nebbia si dirada e tutto riprende come al solito. Nessuno si accorge di Settecappotti, lo stralunato del paese, che urla e strepita, gridando che qualcosa o qualcuno è in acqua. Un pescatore si affaccia dalla sua barca, qualcosa in effetti è rimasto impigliato alla sua chiglia, ma non è un pesce. È una gamba, la tirano con l’argano e dall’acqua viene fuori il cadavere di un uomo. È il geometra Amos Zoli, il più ricco del paese, invidiato e temuto. Una nuova indagine sta per coinvolgere Mura. Difficile fermare la sua dipendenza dall’adrenalina, quella che lo ha spinto per trentacinque anni, in qualità di inviato speciale, a caccia di notizie...

Un’estate a Borgomarina è la terza indagine di Andrea Muratori, scanzonato e sfaccettato personaggio creato da Enrico Franceschini. L’autore ama la riviera romagnola a tal punto, da creare un luogo immaginario, Borgomarina, un po’ come ha fatto Camilleri con la Vigata di Montalbano. Questa cittadina riunisce in sé i porti canali tipici della riviera romagnola e il più somigliante è quello di Cesenatico. Borgomarina ha anche dei dettagli simili a Rimini, Riccione, Ravenna, Cervia. Un vero condensato di riviera e di romagnolità, con luci ed ombre. Tutti luoghi famigliari all’autore, per averci passato quasi quarant’anni di vacanze estive. Ritroviamo anche in questa nuova avventura i locali classici: il barbiere, il ristorante, il bar, il panificio e tutte le persone che lì vivono. La piccola città di Borgomarina sembra un posto di grande armonia, è bello nascere, vivere e morire nello stesso luogo dove tutti si conoscono e sono amici. Però, ci sono dei segreti, dei torti, delle vendette, che la morte di Amos Zoli riporta a galla. Incaricato da Katia Zoli, figlia della vittima, Mura deve indagare e lo farà insieme ad un manipolo eterogeneo di persone. Questa volta la soluzione potrebbe arrivare dalla storia. Borgomarina, come nella realtà il porto di Cesenatico, è stato disegnato da Leonardo Da Vinci, grande inventore oltre che sommo artista. È vissuto in Romagna per un periodo, alla corte di Cesare Borgia. Che ci faceva Leonardo nell’estate del 1502 in Romagna? Questa volta Enrico Franceschini introduce un nuovo personaggio, Paolo, il figlio di Mura, che come il suo, vive e lavora a Londra. Paolo con una falsa lettera di credenziali dell’Università di Bologna, dovrà andare alla Biblioteca di Windsor alla ricerca i progetti originali di Leonardo da Vinci per il porto. Seppur il mistero si infittisca la maniera scanzonata di prendere la vita dei romagnoli riverbera dalle pagine e i personaggi che Franceschini si inventa hanno picchi elevati di ironia, come Marisa Perazzini, la piadinaia, figura tradizionale della Romagna. Questa donna ultrasessantenne, che, a forza di piallare piadine, ha mantenuto un fisico tonico e robusto, partecipa ai concorsi di bellezza per nonne e li vince anche. Esuberante com’è non disdegna la compagnia di giovani uomini a cui ancora fa girare la testa. Un’estate a Borgomarina è certamente un noir, ma è anche una commedia che cerca di far ridere sull’amicizia e sulle relazioni sentimentali della generazione dell’autore, lo fa con una nota allegra e con un pizzico di malinconia, più presente in questo libro. È una malinconia non disperata, pronta a dissolversi come la nebbia all’arrivo del sole del mattino, in cui crogiolarsi seduti con una birra davanti al mare. Uno spunto di riflessione, che deriva dalla professione di giornalista di Franceschini lo troviamo a pagina 97 con la spiegazione della parola elzeviro. “I lettori di oggi non sanno neanche più cosa sia. I più anziani forse ricordano che si chiamava così l’articolo dotto della terza pagina, quando i giornali avevano ancora una terza pagina, cioè uno spazio dedicato ad inchieste e cultura”.