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Un’estate da morire

Un’estate da morire

Meg (13 anni) e Molly (15) Chalmers sono due sorelle e, come tutte le sorelle del mondo, litigano. Va ancora peggio ora che dividono la stessa stanza a causa del trasferimento in campagna della famiglia. La nuova locazione è giunta con l’aspettativa del padre concessa dall’università ed entrambe si devono alla necessità di finire di scrivere un libro importante, dal titolo “La sintesi dialettica dell’ironia”. O meglio che diventerà un testo molto importante lo dice il padre. Sì, è vero, il signor Chalmers poteva scrivere anche nella vecchia casa, nel suo studio, ma non aveva la tranquillità necessaria per procedere nel suo lavoro anche per le visite, un po’ troppo frequenti e prolungate, dei suoi studenti, i quali, addirittura, al momento dello “scasamento”, si sono adoperati per aiutarli a fare gli scatoloni. La nuova casa è in un luogo ameno e tranquillo, ma ovviamente le figlie non prendono bene la notizia, non solo perché dovranno dividere la stessa stanza, senza un attimo di privacy, ma anche perché devono rinunciare a molti dei loro impegni, tra corsi di pittura e di fotografia per Meg e l’appena avvenuto ingresso nelle cheerleader per Molly. Necessariamente dovranno cambiare scuola, compagni, attività e la cosa non le diverte affatto. Non condividono affatto l’entusiasmo della madre quando annuncia che hanno trovato finalmente la casa, costruita nel 1840 (e circondata di 160 acri di bosco), soprattutto perché non hanno ancora ben chiaro il periodo di “esilio”, ma la mamma si è lasciata sfuggire la parola “estate” e ora prima del Natale, sembra un periodo così lontano! E poi c’è il problema che questa nuova casa non è grande come quella che stanno lasciando...

Alla fine è la tenerezza quella che prende il sopravvento durante questa lettura. Un romanzo per ragazzi in cui due sorelle si ritrovano alla scoperta del mondo piene di entusiasmo e di buoni propositi e che, a causa del libro del babbo, devono trasferirsi, con la paura di dover rinunciare ai propri sogni. Ma in un anno vivono tutte le tragedie peggiori che si possano affrontare nell’adolescenza, soprattutto quella della malattia incurabile l’una e quella della perdita di una sorella l’altra, mentre, complice anche la loro giovane età, scoprono un mondo nuovo nel quale entrano a far parte con entusiasmo. Tutto intorno, infatti, il loro nuovo mondo si presenta con nuovi amici anche se adulti, nuove passioni o almeno la realizzazione di altre. Eventi choc per due della loro età: Meg non potrà mai dimenticare l’aver trovato la sorella in un lago di sangue e Molly, idem, vive quel poco che le resta nel terrore, perché vede cadere, uno ad uno, i suoi splendidi ricci biondi. Meg capisce anche che cosa vuol dire il fatalismo espresso dal suo nuovo amico Ben e questo atteggiamento che prima contesta con forza, alla fine l’aiuterà nell’affrontare il suo dolore. Un’esperienza traumatica, difficile, che Lois Lowry ha vissuto davvero avendo perso una sorella in giovane età, esperienza che senza dubbio l’ha segnata e della quale, pur con le dovute variazioni dovute alla trama del romanzo - non del tutto autobiografico - ha riportato le sensazioni e il dolore, la difficoltà e al tempo stesso la capacità di superare il momento, grazie alla giovane età. E mentre ci ripensa, nella postfazione, pensa alla sorella che rimarrà per sempre giovane nei suoi ricordi, mentre dovrebbe ormai portare occhiali con le lenti bifocali e avere i capelli bianchi e, magari, qualche chilo in più. Il lettore viene accompagnato per gradi e si ritrova dalle due sorelle che litigano anche per cose superficiali, come succede in tutte le buone famiglie, al dramma, in una gamma di sentimenti ed emozioni che colpiscono profondamente.