
Milano, primo agosto, ore 9 del mattino. La città dorme e un silenzio ristoratore avvolge l’appartamento di Rebecca. Gli scatoloni sono sparsi per tutto il salotto, in attesa che lei trovi il coraggio per chiuderli. Un messaggio di Sof, la sua migliore amica, vorrebbe essere uno sprone a trovare un metodo che le consenta di proseguire con il lavoro e di venirne a capo una volta per tutte ma, quando Rebbi torna a guardare le scatole, decide di concedersi una piccola tregua. Indossa un paio di pantaloni, un top e un berretto da baseball e si dirige al caffè dietro l’angolo per il solito Chai Tea. Poi, anziché rientrare subito a casa, decide di allungare il percorso e si infila nel parco. Si tratta di un luogo che le mette il buonumore e la fa sentire a casa, in qualunque luogo si trovi. Più tardi, di nuovo nel suo appartamento, sistema accessori e vestiti ed è pronta ad occuparsi di documenti e cartelle di lavoro. Quando trova un libriccino verde - un diario, anzi una raccolta di ricordi ed esperienze legate a momenti importanti del passato - comincia a sfogliarlo fino ad arrivare alla parte centrale, risalente a cinque anni prima, quando era appena tornata a Milano dopo un periodo di studio e lavoro a New York. Le piacerebbe molto tornare lì, in quel tempo passato, ma con la consapevolezza che ha ora, ma non c’è tempo. Sof e Gin la attendono per la pausa pranzo e per organizzare la serata, che decidono di trascorrere prima a cena da Iyo e, più tardi, all’Armani privé. In ritardo di quindici minuti rispetto all’orario fissato per l’appuntamento, Rebecca parcheggia l’auto davanti al locale e si fionda verso Gin, che la sta attendendo davanti al caminetto del locale. Per fortuna non è l’ultima arrivata, manca ancora Amedeo, pensa mentre saluta gli amici: c’è Giorgio, il ragazzo di Gin, e ci sono Loudmilla e Christopher, il suo amante di Berlino. Poi c’è un altro ragazzo, Giulio: alto, biondo e con gli occhi verdi, sembra avvolto da una strana aura di mistero, come chi non ha voglia di svelarsi del tutto...
Lo sfondo è una Milano “da bere” frenetica, alla moda e ricca di fascino. Su questo palcoscenico, tutto lustrini, necessità di mettersi in mostra e apparenza, si muovono i personaggi scaturiti dalla fantasia di Virginia Varinelli, fashion blogger da oltre seicentomila follower e creative director di Viridì e Virginia Varinelli Label, marchi di prestigio nel mondo della moda e del lifestyle. Nel suo romanzo d’esordio, la Varinelli racconta la voglia di ricominciare di Rebecca, dopo un periodo di studio e lavoro a New York interrotto a seguito di una delusione d’amore e il rientro nella città italiana della moda, alla ricerca del conforto, offerto dalle amiche Sof e Gin, necessario per voltare pagina. Nonostante l’estrema modernità e il desiderio di apparire, Rebecca ha un animo romantico e classico; sogna l’amore vero e vorrebbe innamorarsi e vivere il più bello dei sogni accanto a un uomo che somigli il più possibile al classico principe delle fiabe. Giulio non incarna certo questo ideale: scontroso e taciturno riesce tuttavia a far breccia in Rebecca, che si ritrova a fare i conti con una fenditura sempre più profonda in quell’armatura che, con il tempo, ha costruito attorno a sé per difendersi. E starà a lei decidere se fare di quest’apertura l’ennesima ferita o, al contrario, renderla una feritoia sempre più ampia dalla quale possa, finalmente, passare la luce. Romanzo leggero che, tuttavia, cerca di approfondire tematiche sempre attuali: la difficoltà di fondare i rapporti sulla fiducia reciproca, l’accettazione dei compromessi, il valore dell’amicizia e la delusione legata alle false aspettative. Una lettura semplice, che qua e là indulge in qualche cliché di troppo, ma che può appagare l’esigenza di chi è alla ricerca di qualcosa che sia gradevole ma non superficiale, che sappia intrattenere senza porre il lettore di fronte a troppi interrogativi esistenziali sui quali arrovellarsi.