
Barbara gli ha detto che gli deve parlare, preferibilmente in un bar tranquillo, e Paolo Santarelli, di professione Pubblico Ministero, ha subito pensato che la faccenda possa essere preoccupante ma non seria. D’altra parte, dall’alto del suo metro e ottantatré, è ben convinto di conoscere le donne, ma non sa quanto in realtà si sbagli. Si sono accordati per incontrarsi in un bar in via Lepanto, a pochi passi dalla procura. Ed ora eccolo lì, in attesa della donna con la quale da due mesi è impegnato in una relazione. Quando Barbara arriva, si sfiorano con un bacio imbarazzato e ordinano due caffè. Chiacchierano, parla soprattutto lei, di nulla, mentre Paolo attende che il “ti devo parlare” - in genere foriero della fine di una storia - si concretizzi. Ma nulla, lei non riesce a dire ciò che vorrebbe, attribuisce la colpa al locale, dice che preferisce mandargli un messaggio e pare cercare disperatamente una via di fuga. Santarelli la saluta con un bacio frettoloso e s’incammina verso la procura con dentro una sensazione di rabbia tutto sommato controllata. Una volta in ufficio, tuttavia, sente il bisogno di fare qualcosa per scaricare la tensione che quell’appuntamento strano e criptico gli ha fatto accumulare. Chiude la porta, toglie la giacca, mette il cestino delle cartacce sul mobile accanto alla scrivania, accartoccia un foglio trasformandolo in una palla e comincia la partita. Dopo cinque canestri su dieci tiri, una performance di tutto rispetto, sente che la rabbia è scemata e ripete a se stesso che le vicende personali non devono mai compromettere il suo senso del dovere. Comincia quindi ad occuparsi del primo dei fascicoli accatastati sul tavolo riunioni, una vera e propria montagna, e cerca di concentrarsi sul lavoro, sospendendolo solo per le quattro dosi giornaliere di caffeina di cui necessita e delle quali in genere va a rifornirsi da Livio, il proprietario del bar - con l’insegna minimalista e dai colori smunti - in cui si è imbattuto un anno prima, appena preso servizio presso la procura di Latina. Livio Milanesi è diventato un buon amico di Santarelli, lo tiene al corrente su ciò che di più strano accada in città e, soprattutto, riesce a dargli sempre buoni consigli per quanto riguarda gli affari di cuore...
Alto, magro, quarantenne, naso importante e capello indomabile. Amante della bicicletta, anticonvenzionale e allergico alle maglie troppo strette della burocrazia. Ecco chi è Paolo Santarelli, il Pubblico Ministero garbato, ironico e piuttosto imbranato con le donne frutto della fantasia di Giorgio Bastonini, commercialista pendolare tra Milano e Latina, dove vive. Le vicende di Santarelli sono nate quindi principalmente durante lunghi viaggi in treno e, a detta dell’autore, “malgrado un magistrato così non possa esistere, un giorno è venuto alla luce grazie a un impulso improvviso e inspiegabile della mia penna, forse per i peperoni digeriti male la sera prima”. Digestione lenta o meno, il PM Santarelli è un personaggio azzeccatissimo ed è un fantastico compagno di viaggio capace di portare il lettore nel cuore di una vicenda leggera, ironica, divertente ma tutt’altro che superficiale. Imperfetto e intuitivo quanto basta, Santarelli è coinvolto in una doppia indagine che mette a fuoco parecchi dei problemi della società contemporanea: la convivenza e l’integrazione degli stranieri e della loro multiforme cultura nella nostra comunità sempre troppo ingessata e poco elastica; l’incapacità di guardare le storie degli altri senza cadere nelle più bieche forme di pregiudizio; la fatica di crescere e di superare indenni la fase adolescenziale, soprattutto se le figure degli adulti non sono affatto quelle guide sicure che dovrebbero rappresentare. Tra un’utile soffiata, un pedinamento ad hoc e quattro chiacchiere illuminanti con il barista preferito, uomo colto e scaltro nonché dispensatore di consigli essenziali, Santarelli riesce a tirare i fili di una vicenda apparentemente complessa, mostrando tutto il suo acume e il suo fiuto che, purtroppo per lui, è limitato solo al campo lavorativo. Eh sì, perché Paolo Santarelli sarà pure un asso nelle indagini, ma in amore è un vero e proprio brocco, diviso tra due relazioni, o presunte tali, che fanno acqua da ogni parte e minano alla radice ogni sua certezza in campo sentimentale. Ad essere onesti, però, questa goffaggine dei sentimenti non fa che rendere il singolare PM ancora più affascinante e simpatico agli occhi del lettore e alimenta l’attesa per le nuove avventure che, si spera, lo vedranno presto protagonista.