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Valour ‒ L’astro splendente

Valour ‒ L’astro splendente

Anno 1142 dell’Era degli Esuli. Neiman, regina dei Benoti - il volto latteo e spigoloso incorniciato da lunghi capelli corvini - riceve il guerriero Uthas per avere notizie fresche sul conflitto in atto. A Sud Narvon è in guerra con Ardan, mentre i guerrieri di Cambren marciano verso Est. Anche ad Ovest la perfida regina Rhin di Cambren, alleata con Nathair re di Tenebral, continua ad agire indisturbata, saccheggiando e riducendo in miseria le popolazioni che hanno la sfortuna di trovarsi sul suo cammino. Dopo una sanguinosa battaglia e la caduta di Dun Carreg, Corban è in fuga assieme ad un gruppo di amici. Deve riuscire a mettere in salvo Edana, principessa di Ardan e figlia del defunto re Brenin. Nel frattempo Cywen – sua sorella – è sopravvissuta per miracolo. Vaga incerta tra le strade della città seguendo la scia di morti, pregando di non riconoscere alcun familiare, quando si imbatte nel corpo senza vita del padre sorvegliato dal fedele mastino Buddai che uggiolando mostra le zanne bianche e affilate. Ormai convinta che tutta la sua famiglia sia morta con la caduta della città, Cywen non ha altra scelta che allontanarsi cercando di non cadere in mano al nemico...

Secondo volume della saga La fede e l’inganno, Valour ricalca fedelmente il modello del Low fantasy da manuale: il Bene ed il Male in una lotta che sembra non avere fine (e alla quale qui si aggiunge la presenza de l’ Astro Splendente, un predestinato, una sorta di Messia che dovrebbe risollevare i destini del mondo), luoghi oscuri, ambientazioni medievali, battaglie cruente, giganti e corvi parlanti. Ad essi fa da contrappunto una religiosità basata sul monoteismo e sulla contrapposizione tra Elyon Dio creatore e Asroth, angelo caduto dal cielo. La struttura narrativa ricorda sicuramente l’impianto de Le cronache dei ghiaccio e del fuoco (suddivisione dei capitoli in POV e tòpoi) anche se decisamente non raggiunge i livelli di complessità dell’epopea di Martin. Il lavoro di Gwynne, infatti, non brilla particolarmente per originalità della trama, peraltro a volte difficile da seguire ed appesantita dalle decine di personaggi che calcano la scena, tanto che ad essi all’inizio del volume sono dedicate diverse pagine per ricordare al lettore genealogie e legami di amicizia. Se si superano le oltre settecento pagine e la scarsa fluidità narrativa, si arriverà comunque ad apprezzare il volume per quello che è: una valida risorsa per ingannare l’attesa dell’uscita del prossimo Abercrombie.