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Vampire State Building

Vampire State Building

Dopo aver perso il padre in Afghanistan, Terry Fisher, incapace di superare completamente la morte del genitore, decide di ripercorrerne le orme arruolandosi nell’esercito, lasciandosi alle spalle, oltre che gli affetti, anche la possibilità di una brillante carriera da ingegnere. Alla vigilia della sua partenza per il Medio Oriente, la ormai ex fidanzata Mary e gli amici più stretti organizzano una serata di commiato che partirà con una visita dalla terrazza panoramica dell’Empire State Building di New York. I ragazzi ignorano che, pochi piani più in basso, durante alcuni lavori di ristrutturazione, una squadra di operai ha rinvenuto quella che sembra essere una stanza segreta. Incuriositi dalle iscrizioni sulle pareti, molto simili nello stile a quelle utilizzate anticamente dai nativi americani, gli uomini risvegliano accidentalmente un’entità maligna che qualcuno, durante la costruzione dell’edificio, ha lasciato a riposare in un temporaneo sepolcro. La creatura, simile a un vampiro, ha la capacità di trasformare chiunque incontri in un adepto assetato di sangue. Nel giro di breve tempo, il grattacielo viene invaso da folli assassini pronti a spargersi per tutta New York. Durante il caos generato dal panico, Terry e Mary perdono di vista il resto della compagnia che viene presa in ostaggio dai vampiri, riuscendo però a mettersi momentaneamente al sicuro. Ma l’incubo è solo all’inizio e toccherà a Terry dimostrare abbastanza coraggio per salvare Mary e l’intera città…

Dopo l’ormai storica decennale collaborazione con Robert Kirkman per The walking dead, il disegnatore inglese Charlie Adlard impugna le sue matite per dedicarsi a un’altra classica figura dell’universo narrativo horror. Con grande maestria e professionalità, l’ormai celeberrimo autore confeziona un reparto grafico pressoché perfetto per quella che molti potrebbero definire un’opera “minore”. In realtà, Vampire state building, nata dalla collaborazione con gli scrittori francesi Anne e Gérard Guéro e Patrick Renault, è un godibilissimo graphic novel che richiede molta attenzione e un pizzico di pazienza. A meno che non si stia parlando dei grandi nomi della british invasion dei fumetti americani, l’approccio degli autori europei ai prodotti destinati al mercato a stelle e strisce tende spesso ad apparire vagamente retorico e intrappolato nei più classici cliché; non fa eccezione il trio di sceneggiatori d’oltralpe che, dopo poche pagine, si ritrova impantanato fino al collo in una trama palesemente indecisa su quale direzione prendere tra Die hard – Trappola di cristallo e la serie The Strain. Ma tra un dialogo poco convincente e una serie di “già visto/letto” da record, il racconto comincia a decollare trovando il suo apice in alcune sequenze letteralmente mozzafiato, come quella della disperata fuga dall’edificio newyorchese attraverso il montacarichi esterno. Un’opera di certo non completamente riuscita, soprattutto per via di una caratterizzazione dei personaggi mal gestita, ma comunque un volume che non potrà non essere gradito dagli amanti del genere e, soprattutto, dai fan di Adlard.