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Vampiri

Vampiri

Serbia, 1727. L’ex soldato Arnod Paole torna al suo villaggio natale dove gli viene promessa in sposa Nina, la figlia di un vicino, ma poco prima di convolare a nozze perisce in un incidente. Tuttavia, trascorsi 40 giorni, risorge dalla tomba e uccide quattro persone. Si dice che appaia solo di notte e possa passare attraverso porte chiuse e finestre sbarrate. Quando il suo corpo viene riesumato si scopre che è intatto, con sangue fresco che gli sgorga dalla bocca e dal naso. Nessuno ha dubbi su quanto sia successo: è diventato un vampiro. Secondo le usanze, i suoi compaesani gli piantano un paletto nel cuore e bruciano i suoi resti. Lo stesso trattamento riservano alle sue vittime per scongiurare il rischio che si risveglino dal loro sonno. Appena quattro anni dopo, nel 1731, un secondo attacco stermina tredici persone. Altre tombe riaperte, altre salme fresche e incorrotte. Le autorità inviano a indagare un’équipe medica guidata da un epidemiologo e la vox populi che i responsabili della strage siano i vampiri non viene smentita. Persino il pastore luterano Michael Ranft accetta questa versione dei fatti. Il dibattito esplode in tutta Europa, coinvolgendo scienza, religione, tradizioni secolari. Si prepara così il terreno all’arrivo del nobile transilvano dai canini implacabili, che nel 1897 balza dalla polverosa oscurità di antichi avvenimenti sfumati di leggenda alla notorietà planetaria della letteratura. E il conte Dracula entra trionfalmente nell’immaginario collettivo...

Non sono le diafane creature esiliate dalla luce a cui ci hanno abituati il cinema e i bestseller più recenti quelle su cui indaga Nick Groom. Nel suo vasto, colto e capillare saggio analizza invece cosa c’era prima di Dracula, dei suoi molti epigoni e dei suoi predecessori romanzeschi, da Lord Ruthven di Polidori a Varney, il vampiro più popolare degli anni quaranta dell’Ottocento, alla saffica Carmilla di Le Fanu. Anche la storia ha contribuito a fornire al Principe delle tenebre spietati antesignani che ben si sono guadagnati la fama di autentici vampiri. Primo fra tutti Vlad Țepeș, voivoda di Valacchia del XV secolo, che avrebbe torturato, arrostito bambini e impalato i suoi nemici massacrando decine di migliaia di persone. Non gli è stata da meno la contessa ungherese Elizabeth Báthory che faceva bagni nel sangue di innocenti fanciulle per preservare intatte la propria bellezza e la propria giovinezza. All’influenza di questi efferati personaggi si aggiunge quella di Jack lo Squartatore, che lo stesso Bram Stoker afferma essere stato una fonte di ispirazione per il suo Dracula. Groom spoglia i vampiri degli eleganti mantelli che palpitano nel buio come ali di velluto, delle labbra che si accostano alle vene in un morso erotico e mortale, dello charme sensualmente macabro che li ha circondati fino ad oggi. Alla loro origine ci sono esseri rozzi, bestiali, insozzati dalla terra da cui sono riemersi. Eppure, benché privati del loro alone seducente e aristocratico, l’attrazione non viene meno. Perché i vampiri sono un unicum ben preciso e diverso da streghe, demoni, fantasmi e altri esseri del male. Un tempo erano umani (almeno così confermerebbero le testimonianze di chi in passato sostiene di averli incontrati), ma in qualche modo sono diventati praticamente immortali. Hanno raggiunto una condizione che dà una risposta al dramma della transitorietà dell’esistenza. E nella loro malinconica, solitaria eternità continuano ad attirarci con un fascino che cavalca i secoli, instillando talvolta l’inconfessabile desiderio di offrire la gola al loro bacio letale.