Salta al contenuto principale

Vendita galline Km 2

Vendita galline Km 2

Con la lavorazione del tonno e dei sottaceti la dinastia dei Pastalunghi ha imparato l’arte di inscatolare il tempo, controllare la storia e ignorare ogni forma di verità, imponendosi sul mercato e conquistando un posto ben saldo nella società “che conta”. Ma Delfina, che anche da morta si ostina a far sentire la sua voce perfida e irriverente, è sempre stata una lisca difficile da mandare giù: una rampolla degenere con una fama da svitata, una lesbica spregiudicata intenta a corrompere ingenue aspiranti profittatrici e a portarsi a letto tutte le arrampicatrici sociali di turno, una romanziera fallita e una tossicomane frustrata, una personalità nemica di ogni convenzione e ovunque capace di dare pubblico scandalo. A quarantacinque anni scoccati non si va a innamorare di Caterina, la diciannovenne cassiera del teatro San Babila, balbuziente e di umile condizione sociale, ma dotata di una bellezza tanto infantile quanto inconsapevole con quei capelli rosso fuoco di ridicola lunghezza e remoti occhi grigi?

Aldo Busi ha scritto con Vendita galline km 2 uno dei suoi libri più suggestivi e riusciti. Buona parte del merito è della notevole accuratezza di uno stile denso di perifrasi, ricco di particolari e di continui rimandi a temi e ambienti della mondanità milanese degli anni ’90 del secolo scorso, che tengono il lettore sospeso sul filo di una narrazione funambolica in attesa della sorpresa finale. Ma non va sottostimata la capacità dell’autore di consegnarci la chiave di lettura della decadenza di una classe sociale privilegiata, coi suoi snobismi, con la sua dissipata amoralità e con le sue schermaglie mondane, con la sua inetta sconsideratezza. Se il romanzo vive del confronto tra due personaggi che non potrebbero essere più diversi e che sembrerebbero appartenere a mondi separati, a dare sostanza alla narrazione è l’interminabile monologo di Delfina che, come un flusso di coscienza, risale in superficie e affonda il bisturi nei torbidi sedimenti umani di un’epoca che ha voltato le spalle all’amore per indossare la cinica maschera del potere.