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Ventiquattromila baci

Ventiquattromila baci

Un uomo ben vestito bacia una donna elegante; due ragazzi si baciano fra un nuvola ed una palma; il domatore bacia la bestia feroce, ammansita per l’occasione; due ragazze si baciano disinibite, come una zebra bacia un cavallo; una ragazzo afroamericano bacia un giovane caucasico; cappuccetto rosso bacia il suo lupo; un musicista il giovane rampante; il diavolo bacia l’angelo; infreddoliti un uomo con un pizzetto bacia la sua donna nascosta da un cappuccio di pelliccia; la balena bacia il pesciolino rosso. Poi si ricomincia d’accapo: ventiquattromila modi di baciare...

Antonio Ferrara, scrittore, poeta ed illustratore, ha voluto rappresentare, con innocenza e leggerezza, un caleidoscopio di possibili baci, che non conoscono genere animato, razza, dimensione, latitudine ed età. Un affresco che si può leggere a ritmo continuo, senza un inizio preciso, in modo ciclico. Non è un libro, perché si sviluppa in orizzontale su due facciate di cartoncino ruvido, in perfetta continuità anche se rappresenta delle scene differenti, senza caratterizzazioni spaziali o temporali. La qualità del tratto è morbida, i colori rassicuranti, i soggetti differenti. Tuttavia manca di profondità: una buona acquaforte, a tratti fin troppo didascalica, che lascia il lettore freddo e non coinvolto davvero in quel turbinio d’amore. Ecco cosa manca a questi disegni: l’amore. Prevale la retorica didattica.