
Un viaggio nei mari antartici su una barca femmina. Sì, proprio così, femmina, perché “chi non ha mai notato il sesso delle barche manca decisamente di spirito d'osservazione”. L'ha organizzato con cura certosina Isabelle Autissier, la navigatrice francese che nel 1991 è stata la prima donna a compiere una traversata del mondo da sola. L'equipaggio della “Ada” è composto – oltre che dalla celebre skipper – dalla factotum Agnès (piccolina ma dal fisico d'acciaio: soccorritrice alpina, tornitrice, sommozzatrice e molto altro ancora), dal gioviale costruttore di yacht Olivier, dall'ornitologo Fabrice, dal produttore cinematografico Joël e infine dallo scrittore Erik, che avrà il compito di mettere per iscritto le avventure dei navigatori transalpini nel Grande Sud. Il viaggio comincia a Ushuaia, nel lembo più meridionale dell'Argentina, “la città più australe del mondo”, un agglomerato di poche case, bancarelle e ristoranti modesti nei quali i navigatori attendono la 'finestra', cioè quei due, tre giorni di calma che si susseguono a volte nell'alternarsi interminabile delle depressioni meteorologiche. E quando la 'finestra' arriva, si parte e si affronta lo stretto di Drake, il famoso passaggio tra capo Horn e penisola antartica, un tratto di mare pericolosissimo e tempestoso...
Le testimonianze che nel corso della storia si sono accumulate sull'Antartide – sebbene diversissime negli esiti e nelle premesse – hanno tre denominatori comuni: la bellezza struggente del continente, le condizioni climatiche spaventose (anche per esploratori molto esperti e addestrati) che vi regnano e l'unicità di un ambiente in cui la scienza è costretta a confrontarsi con realtà e strategie evolutive mai viste prima. Oggi la tecnica nautica permette di affrontare un quadro ambientale così complesso con relativa sicurezza, e questa sorta di 'diario di bordo' di una gita al Polo Sud lo dimostra. Da una parte questo toglie fascino e mistero alla narrazione, ma d'altra parte consente di non preoccuparsi più di tanto dell'incolumità dei protagonisti e di concentrarsi sulle bellezze dell'Antartide, davvero uniche al mondo. Piacevole, ma senza brividi.
Le testimonianze che nel corso della storia si sono accumulate sull'Antartide – sebbene diversissime negli esiti e nelle premesse – hanno tre denominatori comuni: la bellezza struggente del continente, le condizioni climatiche spaventose (anche per esploratori molto esperti e addestrati) che vi regnano e l'unicità di un ambiente in cui la scienza è costretta a confrontarsi con realtà e strategie evolutive mai viste prima. Oggi la tecnica nautica permette di affrontare un quadro ambientale così complesso con relativa sicurezza, e questa sorta di 'diario di bordo' di una gita al Polo Sud lo dimostra. Da una parte questo toglie fascino e mistero alla narrazione, ma d'altra parte consente di non preoccuparsi più di tanto dell'incolumità dei protagonisti e di concentrarsi sulle bellezze dell'Antartide, davvero uniche al mondo. Piacevole, ma senza brividi.