
Un silenzio quasi tombale avvolge la stanza. I bimbi non osano fiatare. Nemmeno i più piccoli lanciano i loro soliti gridolini. Il parlottio di Samar, che ha solo sette mesi, squarcia quell’apparente quiete. Yara guarda quasi di nascosto suo marito Saad: teme, che qualcuno possa leggere nei suoi occhi i sentimenti che prova per l’uomo e trovarli fuori luogo. Vorrebbe scappare Yara, allontanarsi da quella situazione, ma non può. Ha il dovere di restare accanto alla famiglia di suo marito. Improvvisamente, si sentono dei rumori. Farid e sua moglie Iman sono tornati: aprono la porta e dalle loro espressioni si comprende che tutto è andato bene. La stanza, che fino a pochi minuti prima, sembrava accogliere una veglia funebre, ora è un’esplosione di giubilo. Tutti urlano, felici, i bambini ballano e a Yara gira la testa. L’incontro è andato bene, spiega Farid, finalmente andranno tutti in Italia… Edna Zanon è una signora di età avanzata. Esattamente, ha ottantotto anni e l’esperienza di chi, nella vita, ne ha viste tante. Il lavoro non l’ha mai spaventata, tanto da farle conoscere prima la fatica dei campi, poi quella della fabbrica, dove, inizialmente, svolge il ruolo di segretaria. Un giorno, il bell’imprenditore le chiede di sposarlo e la sua posizione cambia radicalmente. Da quel matrimonio nascono cinque figli, ne muore uno e poco dopo anche il marito se ne va. Quello che rimane a Edna sono tanti, tantissimi nipoti e un infinito bagaglio di esperienze. Ne ha viste, tante davvero! Una volta, addirittura, ha beccato sua cugina Ilde mentre baciava una ragazza. Le ha viste talmente avvinghiate, che quasi non riusciva a distinguere quale delle due fosse la sua parente. La donna, inconsapevolmente, assiste anche alla trasformazione sociale. Le automobili cambiano, l’abbigliamento delle donne e degli uomini, nel tempo, si modifica, le parole pronunciate non sono più le stesse e nemmeno i pensieri delle persone. Certo, Edna non vede solo cose belle. I ricordi della guerra, del sangue, della paura, sono ancora vividi; però, ritenendosi una donna saggia, li scaccia via, lontano… I conti correnti sono bloccati, ormai. Gli averi, come la casa o la macchina, non contano più niente. I negozi non hanno più merce e tutti i beni di prima necessità si trovano solo al mercato nero. Non è facile accettare la realtà: bisogna andare via da quel posto. Ormai tutto è perduto. I treni non viaggiano più, la benzina non si trova e nonostante tutte le trafile necessarie, (come procurarsi i documenti falsi), partire risulta maledettamente complicato. Finalmente, dopo aver ceduto anche la casa, si riesce a scappare. Venti persone circa, nascoste nel cargo di una nave che trasporta merce. Venti anime impaurite, che non parlano tra di loro, per timore che le parole possano far emergere le loro devastanti emozioni…
Sono otto i racconti che compongono questo Vicini lontani. Otto racconti di anime in viaggio, il libro d’esordio di Angela Tognolini. Sono storie di migranti, di persone che sono costrette a lasciare il proprio Paese d’origine, il più delle volte, devastato dalla guerra. La fuga è vista come unica via d’uscita, come unico spiraglio per una vita migliore. Ed è così che il mare si fa più accogliente della terra, è così che si vince la paura dell’ignoto e si va, con quel poco che rimane, verso un luogo sconosciuto, con tante, tantissime speranze. Yara si innamora nel bel mezzo di una guerra, che incute terrore, quella stessa paura che spinge la famiglia del suo fidanzato a scappare dalla Siria, verso il Libano. Il suo Saad non vuole lasciarla e allora si sposano, improvvisamente, senza preparativi. La giovane sembra goffa e brutta in quell’abito che le è stato donato dalla vicina. Quello che importa, però, è che la famiglia dello sposo la accolga a braccia aperte e con amore. In questo modo, l’orrore della fuga sarà più lieve. E poi c’è la signora Zanon, che pensa di sapere tutto di tutti, ma si ritrova una donna che arriva dall’estero, una migrante, che lava le scale di casa sua. La “Donna Rossa”, con i suoi abiti sgargianti, con il tripudio di colori che ogni giorno indossa. Eppure, pensava di sapere ogni cosa Edna Zanon. Simpatico, se pur sofferente, Zarak, l’iraniano a cui piace sentir parlare i suoi colleghi in italiano, anche se a volte gli scappa ancora di esprimersi in pashtu. Colpisce la figura di Lamin, il venticinquenne gambiano e la sua voglia di riscatto, che accomuna tutti i personaggi che animano questa delicata e preziosa antologia. La Tognolini, attraverso le figure nate dalla fantasia, disegnate in maniera dettagliata e realistica, entra nel mondo del fenomeno migratorio in modo forte e drammaticamente veritiero. Racconta i fatti, l’urgenza e le motivazioni che spingono le persone a lasciare la propria terra, cosa che nessuno, fondamentalmente, vorrebbe fare. Narra delle paure, dei sacrifici e delle privazioni che vivono uomini, donne e bambini, di fronte a scelte come queste. Sono racconti brevi, che non mancano di genuina semplicità e di grande potenza. Bella la scrittura, che non lascia spazio a inutili fronzoli, musicale lo stile, che pur alleggerendo la lettura, non ne sminuisce i contenuti. Un libro apprezzabile ancora di più, in quanto, come la stessa autrice afferma nell’interessante postfazione, è strettamente legato a una parte della sua esistenza. Nel 2014 Angela Tognolini inizia a svolgere attività di volontariato con i migranti, diventando, così, dopo un tirocinio, operatrice legale per i richiedenti asilo dell’Associazione Astalli di Trento. Una professione molto particolare, che le permette di ascoltare le storie di circa trecento migranti. Racconti colmi di terrore e speranza: ascolta persone, che narrano delle motivazioni per cui sono scappate dalla propria Patria. Angela si specializza nell’accompagnare donne vittime di violenza e la sua esperienza si fa ancora più potente, più forte e dolorosa. Una raccolta, questo Vicini Lontani, che nasce dall’idea di Stefano Canestrini, il coordinatore del Centro Astalli di Trento, che a un certo punto, suggerisce alla sua valida collaboratrice di scrivere un racconto sui migranti. Un lavoro lungo e impegnativo per l’autrice: durante la lettura si intravede lo sforzo fatto dalla sua penna, per trasmettere le giuste emozioni, mettendo da parte le proprie sofferenze. Una lettura da non perdere, che dona spunti di riflessione importanti, a conferma che al mondo esistono, (e non sono poche), persone con una bella anima.