
Fra gli esponenti del bel mondo londinese sorge dal nulla l’astro di Lord Ruthven, un nobiluomo notevole più per l’eccentricità che per il rango. Ospite ricercato in ogni casa per la sua aura inquietante, a esserne attratte sono soprattutto le signore, le più morigerate come le più spregiudicate. Nello stesso periodo a Londra arriva Aubrey, un giovane gentiluomo ricco e ingenuo. Quando il Lord tenebroso incrocia il suo cammino Aubrey ne resta ammaliato e, saputo che sta per intraprendere il Grand Tour, accenna alla propria intenzione di fare altrettanto. L’invito inatteso da parte di Ruthven di unirsi a lui lo sorprende piacevolmente. Tuttavia non tarda a ricredersi sul conto del suo compagno a causa delle stranezze del suo comportamento. Ruthven cerca i covi di ogni vizio alla moda, conduce sistematicamente alla rovina le sventurate a cui si accompagna. Aubrey comincia ad aprire gli occhi e a prendere le distanze. Si dirige in Grecia e qui apprende la storia di un vampiro che a lungo si era celato fra i propri stessi amici e che ogni anno doveva cibarsi di una fanciulla per prolungare la propria vita. Disperato, capisce che la descrizione di quel mostro è identica a quella di Ruthven e muove il primo passo nell’orrore...
Durante la famosa notte a Villa Diodati del 1816 insieme al Frankenstein di Mary Shelley è stato concepito un altro testo che ha segnato la letteratura gotica moderna: Il vampiro di John W. Polidori. All’origine di queste pagine c’è la relazione tempestosa fra Lord Byron e lo stesso Polidori, che lo aveva seguito come medico personale nel viaggio in Europa durante il quale avevano fatto tappa sul lago di Ginevra. Il loro è stato un rapporto avvelenato dalle prevaricazioni dell’acclamato Byron e dall’invidia dell’oscuro Polidori, che sperava di condividere la fama del poeta e invece ebbe in cambio insofferenza e disprezzo. Beffa delle beffe, alla sua pubblicazione Il vampiro venne attribuito a Byron e ottenne un immediato successo, tanto che il legittimo autore dovette fare il diavolo a quattro per ottenerne il riconoscimento, con un guadagno economico per altro irrilevante. È evidente che Ruthven, malevola e insidiosa sanguisuga, è Byron stesso e Polidori smaschera la sua influenza nefasta e il suo cinismo creando la tipologia più diffusa di vampiro dei nostri tempi, un aristocratico seducente e perverso che si muove principalmente nell’alta società per mietere le sue vittime. Questo volume, che propone una nuova traduzione del racconto di Polidori, completa la summa delle creazioni di Villa Diodati con l’aggiunta di varie appendici fra cui gli estratti dei diari del dottore di Byron, che confermano la sua acredine verso il poco amabile paziente (“Solo il nome di L[ord] B[yron] menzionato; il mio invisibile come una stella nell’alone della luna”). Di particolare interesse, poi, la prima traduzione italiana del romanzo di Polidori Ernestus Berchtold ovvero, L’Edipo moderno, dove prende forma in modo psicologicamente più approfondito il personaggio luciferino del “cattivo maestro” che trascina nel baratro quelli che hanno la sfortuna di cedere al suo fascino. Et voilà, il prototipo del vampiro del nostro tempo è pronto per le innumerevoli variazioni sul tema a seguire.