
Berlino, 1936. Manca ormai pochissimo alle Olimpiadi fortemente volute da Adolf Hitler e per questo motivo la Germania si sta preparando a mettersi in vetrina, nascondendo la massiccia propaganda antisemita che ormai è radicata dopo le leggi di Norimberga. Bernie Gunther, investigatore privato, ex agente della polizia criminale, la Kripo, e veterano di guerra, viene contattato da un influente milionario, herr Hermann Six, per indagare sulla tragica morte della figlia Grete, uccisa nel letto insieme al marito Paul Pfarr, un funzionario del Reich. L’assassino, o gli assassini, hanno incendiato la villa della coppia e hanno trafugato dalla cassaforte documenti importanti e, soprattutto, una preziosissima collana di diamanti di proprietà dello stesso Hermann Six. Come se non bastasse, Grete non ha lasciato alcuna indicazione testamentaria, quindi i suoi averi verrebbero ereditati dal marito, che ha nominato come suo unico erede il Reich. Pfarr era una “violetta di marzo”, uno di quelli che è salito sul carro del Partito Nazionalsocialista solo negli ultimi periodi, facendo una carriera fulminante all’ombra di Heinrich Himmler. Così, Gunther inizia le sue indagini tra mille difficoltà: deve infatti fare i conti con l’antisemitsimo, con lo strapotere della Gestapo e delle SS, con la corruzione. Perché, nonostante le apparenze, la Germania è dominata dal caos…
Pubblicato nel lontano 1989 e ristampato da Fazi, Violette di marzo è il primo romanzo della trilogia berlinese di Bernie Gunther, personaggio nato dalla penna di Philip Kerr, autore scozzese scomparso nel 2018, a causa di un tumore, all’età di sessantadue anni. Siamo nella seconda metà degli anni Trenta, nella Germania che ha già emanato le famigerate leggi di Norimberga e ha visto l’inarrestabile ascesa di Adolf Hitler, il quale non ha ancora mostrato tutte le sue carte sulle intenzioni di voler porre il proprio dominio su tutta l’Europa. In questo scenario si colloca la figura di Bernie Gunther, investigatore privato che ha abbandonato, per ragioni ideologiche ed economiche, la polizia criminale, decidendo di sfruttare liberamente il suo intuito e i suoi metodi d’indagine. Così, si getta su un caso difficile, che lo mette a dura prova sottoponendolo a una serie di pericoli e disavventure. Kerr, quindi, costruisce un romanzo evocativo, che attraverso una trama gialla ci immerge nella Berlino razzista e antisemita, una città in cui la scomparsa delle persone è all’ordine del giorno e la criminalità, in tutte le sue declinazioni, brulica liberamente. Una Berlino in cui emerge la personalità sofferente e insofferente di Bernie Gunther, vedovo e donnaiolo, residuo della passata Repubblica di Weimar che difficilmente riesce a digerire il regime nazista; un personaggio integro, ironico – à la Chandler, che i lettori sicuramente impareranno ad amare.