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Vita e avventure di Jack Engle

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Metà Ottocento. È l’ora di pranzo quando il signor Ephraim Foster, generoso lattaio con una bottega nella zona di Grand Street, a New York, si presenta nello studio dell’avvocato Covert, un quacchero dallo sguardo “diabolicamente bigotto”. Conduce con sé il giovane Jack Engle affinché, nonostante non abbia la minima inclinazione, intraprenda la carriera legale. Jack non osa opporsi, come potrebbe? Aveva appena dieci anni quando orfano, senza casa e senza scarpe, si è presentato nella bottega di Mr Foster a chiedere un po’ di cibo e in cambio ha avuto cure, affetto e un tetto sulla testa. Molto più di quanto un miserabile ragazzino vagabondo come lui possa ottenere in una grande città. Ancora prima, quando vagava col suo amico e protettore Billjiggs, aveva conosciuto rispetto e gentilezza grazie a una vecchia signora che aveva medicato la ferita che il suo amico si era procurato durante una delle solite risse tra poveracci. Jack crede che gli incontri con persone per bene, pulite, gentili (e il confronto con la grettezza e la miseria) lo abbiano reso consapevole del fatto che la vita può offrire opportunità differenti da persona a persona, ma alla fine si è tutti fatti della stessa carne. La bontà e la dolce fermezza che il lattaio e sua moglie Violet hanno riversato nel suo cuore hanno distrutto per sempre qualunque seme di malvagità vi fosse annidato. Quei dieci anni in cui ha sperimentato la bellezza di avere una famiglia e poter frequentare la scuola, può ora ricambiarli solo con l’obbedienza. La smania di avventura che riempie il suo cuore di giovane uomo appena ventenne deve essere messa a tacere. Mr Covert gli fornisce i libri per imparare il lavoro, che Jack trova in fretta disgustoso e per niente adatto a lui, ma per fortuna fa amicizia con i due galoppini dell’avvocato: il giovane, di bell’aspetto e ambizioso Nathaniel e il vecchio, sdentato e affabile Wigglesworth…

“Caro lettore, con grande franchezza ti racconterò una storia vera” è questo l’incipit narrativo che accoglie il lettore che si appresta a leggere le avventure di Jack nella caotica e famelica New York. Un giovane nel fiore degli anni, consapevole dei vantaggi della propria età: prestanza fisica, freschezza di intelletto, curiosità, che tanto vorrebbe sfruttarli per qualcosa di importante, di avventuroso, ma che è schiacciato dal senso di riconoscenza nei confronti dei genitori adottivi. Jack incarna il classico eroe che disprezza abusi e ingiustizie e sente l’onere di porvi rimedio (“perché una tale trama di malvagità e avventure romanzesche mi levò il fiato!”), in particolare se a farne le spese è una giovane donna in balia degli intrighi di un vecchio lascivo. Scritto nel 1852 il romanzo che Walt Whitman (1819/1892) dedica a Jack Engle e che pubblica in anonimo, richiama le atmosfere dei romanzi di Dickens, con giovani orfani che cercano la propria strada tra ostili farabutti e amorevoli protettori, innocenti fanciulle in mano a infidi tutori e uomini dal cuore gentile, ma vessati dalla vita, che tentano di porre rimedio a scelte scellerate. La storia non presenta una trama originale, questo è certo, rientra nei canoni della letteratura ottocentesca, con l’inevitabile e sentimentale lieto fine. Whitman vi lascia emergere i suoi ideali personali di giustizia, integrità e uguaglianza che spesso gli hanno causato problemi sul lavoro (le sue idee democratiche e antischiaviste non lo mettevano in buona luce). Pur nella linearità della trama l’ironia nello stile, l’umanità dei personaggi e l’eterna lotta tra il bene e il male, ne fanno una lettura gradevole. L’opera è stata pubblicata qualche anno prima del ben più celebre volume Foglie d’erba e non ha riscosso successo, dimenticata dai lettori (e dallo stesso autore), ha rivisto la luce solo nel 2017, grazie a Zachary Turpin, un giovane ricercatore impegnato con il dottorato presso l’Università di Houston, che l’ha ritrovata seguendo un’intuizione. Turpin è partito da alcune informazioni lette sui giornali dell’epoca, che parlavano di una storia a puntate con riferimento a Whitman, ed è riuscito a risalire al settimanale che la ospitava (il “New York Sunday Dispatch”), custodito presso la biblioteca del Congresso. La scoperta, come era prevedibile, ha condizionato non poco gli studi sul poeta, che prima di consacrare la sua carriera alla poesia, è stato giornalista, tipografo, insegnante e costruttore, e ha portato a nuove considerazioni sui suoi esordi. Sfortunatamente Whitman, profondamente legato ai fratelli e alla madre di cui si è preso cura lavorando senza risparmiarsi, ha dovuto sopportare un lento declino fisico ed emotivo negli ultimi anni di vita. Ancori oggi è ritenuto il più importante poeta americano dell’Ottocento, accanto a Emily Dickinson.