
19 giugno 1896. Bessie Wallis nasce presumibilmente in una stanza d’albergo, e fin da subito fa scandalo. Sì, perché viene al mondo sette mesi dopo il matrimonio dei genitori, due mesi prima di quanto le convenzioni sociali e la buona creanza impongano. La storia d’amore dei suoi genitori, Alice Montague e Wallis Warfield, è molto simile a quella assai più nota di Giulietta e Romeo: tutti sono contrari a quell’unione. Ecco il motivo per cui la piccola nasce in una località - all’epoca luogo di vacanze un po’ snob - della Pennsylvania. Prima della fine dell’estate, tuttavia, i suoi genitori e la neonata Wallis si trasferiscono in una stanza d’albergo a Baltimora, perché il papà della piccola sta malissimo. Quando, cinque mesi dopo, l’uomo muore, la moglie e la figlia si ritrovano sole, povere e in balia dello zio Salomon, fratello di Wallis e innamorato, non ricambiato, di Alice. A pagare le buone scuole, quelle che possono garantire un buon matrimonio a Bessie Wallis, ci pensa lo zio, forse timoroso di appannare il suo buon nome con una nipote che non può permettersi un’adeguata educazione. Durante gli anni di scuola, la ragazza impara a ballare, a giocare a basket, a cavalcare e, soprattutto, a scappare dalla sua camera per incontrare i ragazzi. Wallis (questo è l’unico nome che decide di adottare) cresce e si rende presto conto di non essere particolarmente bella. Il suo fisico è disarmonico: ha un naso importante e la mascella volitiva; le sue gambe sono lunghe e magre, mentre le spalle sono larghe e le mani grandi. Per fortuna, ha gli occhi azzurri e profondi della madre e impara ben presto ad usarli a suo vantaggio. Inoltre, realizza in fretta che, esclusa l’arma della bellezza, deve giocare altre preziose carte. Deve assolutamente risultare la più seducente, la più elegante e la più brillante se, come ripete fin da quando è piccola, vuole davvero conquistare e sposare un uomo che sia ricchissimo...
Come Diana Spencer, ha fatto tremare in parecchie occasioni la corona inglese. Come Megan Markle, ha contribuito non poco a incrinare il rapporto tra due fratelli. Sgraziata, non più giovanissima, due volte divorziata, non bella, ha conquistato uno dei principi più charmant della storia britannica, che l’ha messa al primo posto assoluto nella sua scala delle priorità e per lei ha rinunciato alla corona. Donna fra le più odiate d’Inghilterra, la sua vicenda è stata a lungo oggetto di pettegolezzi, maldicenze e ogni genere di cattiveria. Elena Mora- firma storica del settimanale Diva e donna e autrice di diversi libri e racconti- dà voce, una voce femminile finalmente, alla protagonista indiscussa di una vicenda sicuramente nota ai più, ma sempre raccontata al maschile e quindi in parte monca. Ora chi parla e racconta è proprio lei, la vulcanica Wallis Simpson, donna spregiudicata ed egocentrica, viziata e seducente che, raccontando di sé ammette: “Insinuarmi nella vita delle persone è sempre stato uno dei miei migliori talenti: se questo significa essere un’arrampicatrice sociale, ebbene sì, lo sono stata”. La Simpson non è un soprammobile; è una donna capace di prendere in mano le redini della propria vita per condurla esattamente dove desidera; è una figura capace di indossare una corazza per difendersi dagli sguardi cattivi di chi non le perdona l’unica debolezza della quale si macchia: quella di aver consegnato il proprio destino ad un uomo. Wallis e David, quel re Edoardo VIII che per lei abdica e che lotta- vanamente- una vita intera affinché la donna venga riconosciuta ed accettata a corte, si amano, certo. Ma il prezzo che pagano è altissimo. La loro intensa storia diventa una vera e propria prigione, una di quelle in cui la gabbia all’interno della quale ci si trova appare dorata, ma è in realtà chiusa a doppia mandata e così claustrofobica da togliere davvero il fiato e la speranza. Se Wallis e David siano davvero stati felici è difficile saperlo. Certo è che entrambi, forse per sottrarsi ad un destino che sta stretto a entrambi, finiscono per fare buon viso a cattivo gioco e mostrare un amore solido, che resiste alle difficoltà e all’usura del tempo. La Mora, alternando racconti a stralci di corrispondenza e a dichiarazioni ufficiali, attingendo ad autobiografie e a fonti storiche, delinea magistralmente la figura di un personaggio spregiudicato e schietto, capace di affrontare a testa alta ogni pregiudizio e di spianare la strada a chi, dopo di lei, si renderà protagonista delle medesime intemperanze.