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Watchmen

1985. Sono ormai otto anni che i vigilanti mascherati sono stati messi fuorilegge. Solo Dr Manhattan (l’unico con veri superpoteri) e Il Comico – forse perché sono stati decisivi per la vittoria in Vietnam – hanno continuato a operare, anche se come agenti governativi: il giustiziere psicopatico Rorschach agisce in clandestinità, gli altri vecchi eroi si sono ormai ritirati. Il mondo è sull’orlo della Terza Guerra Mondiale, la tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica è alle stelle e la gente vive nel terrore. Quando Edward Blake, Il Comico, viene scaraventato fuori dalla finestra del suo appartamento, giù da un grattacielo, Rorschach decide di fare indagini per suo conto sull’omicidio. Chi può essere così potente da uccidere così una montagna di muscoli e ferocia come Blake, veterano di mille battaglie? Rorschach si convince poco a poco che è in atto un piano per l’eliminazione dei vigilanti in costume, e cerca di avvisare i suoi ex colleghi: Daniel Dreiberg (il secondo Gufo Notturno, che ha messo su pancia e non vola sul suo veicolo avveniristico da un bel pezzo), l’eccentrico miliardario Adrian Veidt (alias Ozymandias, un eroe ispirato all’antico Egitto), il fisico atomico Jon Osterman (divenuto a seguito di un incidente di laboratorio Dr. Manhattan, una sorta di essere semidivino capace di modellare tempo, energia e materia) e la sua compagna Laurie Juspeczyk (la seconda Spettro di Seta, figlia della prima, oggi una anziana solitaria e alcolizzata). Nessuno crede ai sospetti di Rorschach, tutti si fanno influenzare dai profondi rancori che provano nei confronti del defunto Blake. La polizia intanto sospetta dell’omicidio proprio Rorschach e lo bracca: il vigilante mascherato – ormai sull’orlo della pazzia – deve venire a capo della matassa prima di essere arrestato, scavando nel suo passato e in quello degli altri ex eroi mascherati per trovare la soluzione dell’enigma. Sempre che serva a qualcosa, visto che il pianeta sta scivolando verso l’apocalisse nucleare...

Negli anni ’80 sul fumetto supereroistico soffiava forte un vento di rinnovamento: grandi autori come Frank Miller, John Byrne, John Marc DeMatteis, Peter David e Alan Moore stavano somministrando robuste dosi di realtà alle serie che sceneggiavano, dando vita a una stagione di indimenticabili capolavori. In particolare Moore con questa miniserie autoconclusiva in 12 numeri pubblicata tra 1986 e 1987 aveva originariamente in animo di esplorare i paradossi che sarebbero derivati dall’esistenza di supereroi e vigilanti mascherati nella complessità politica e sociale del mondo reale, che di solito è in qualche modo elusa dagli autori di questo tipo di fumetti. Ma ben presto Watchmen è diventato qualcosa di ancora più grande, più importante: una metafora geniale sul potere assoluto, un’analisi arguta sulle implicazioni psicanalitiche e sessuali della figura del supereroe, una critica feroce del reaganismo, una denuncia delle trame occulte delle superpotenze (non dimentichiamo che Moore scrive la serie prima del crollo del muro di Berlino, e durante una delle fasi più critiche della Guerra Fredda) e persino una rivisitazione iconoclasta della tradizione del fumetto supereroistico, un genere letterario spesso sottovalutato ma vero perno della cultura pop. Il titolo è ispirato a una frase del poeta latino Giovenale, “Quis custodiet ipsos custodes?”, ovvero “Chi sorveglia i sorveglianti?”, in inglese “Who watches the watchmen?” e il cast – contrariamente a quanto molti credono – non è costituito esattamente da personaggi inventati per l’occasione da Alan Moore o magari dal disegnatore Dave Gibbons, bensì da versioni moorizzate di supereroi della scuderia della Charlton Comics, una piccola ma storica casa editrice che proprio all’inizio degli anni ’80 era stata rilevata dalla DC (a molti di quei personaggi negli stessi anni furono dedicate nuove serie, pensiamo a Captain Atom – servito come spunto per Dr Manhattan). Gibbons imprigiona lo script in una griglia a 9 vignette identiche per pagina, dalla quale deroga solo in rarissime occasioni: una scelta coraggiosa e una vera impresa tecnicamente parlando (ogni numero della miniserie, 26 pagine di fumetto, corrispondeva a una sceneggiatura di circa 100 pagine battute a macchina – siamo negli anni ’80, ricordate? Pochissimi computer, niente e-mail, niente internet - fitte fitte); 11 numeri su 12 presentano sei pagine di contenuti extra, articoli giornalistici, lettere o estratti da libri, tutto inventato da Moore per creare un background credibile al plot. Plot (vagamente simile a un episodio della prima serie tv “Outer limits”, come ammesso dallo stesso autore) che è non solo giocato su piani temporali diversi, ma intrecciato a un’altra storia, una cupa vicenda di pirati e cannibalismo narrata in un fumetto acquistato da uno dei personaggi minori di Watchmen. La vicenda editoriale italiana di questo capolavoro del fumetto è complessa e indicativa della scarsa attenzione a questa forma artistica tradizionalmente riservata dai grandi gruppi editoriali del nostro Paese: tra 1988 e 1990 Watchmen esce a puntate sulla rivista antologica Rizzoli “Corto Maltese”, ma inspiegabilmente monco dei preziosissimi contenuti extra. Seguono un’edizione in formato graphic novel targata Play Press, un’uscita in edicola in allegato a un quotidiano nella collana “Classici del fumetto di Repubblica – Serie Oro”, e infine due edizioni successive per la Planeta De Agostini, entrambe ricolorate digitalmente e in versione absolute, cioè arricchite da due scritti di Moore e Gibbons, sceneggiatura originale e galleria di bozzetti. I diritti passano poi alla Lion, che li detiene fino alla fine del 2019, quando è arrivato l’annuncio che Panini Comics è il nuovo editore italiano di DC Comics. Considerato – non del tutto a torto – il più importante fumetto dell’era contemporanea, Watchmen si è aggiudicato una serie impressionante di riconoscimenti: un Premio Hugo, l’inserimento nella Top 100 English-Language Comics of the 20th Century stilata dal “Comics Journal”, la presenza – unico fumetto – nella  All-TIME 100 Greatest Novels list di “Time” e nella lista dei 50 romanzi più importanti degli ultimi 25 anni secondo “Entertainment Weekly”, per citarne solo alcuni. Del resto, soltanto riflettere sul fatto che le librerie di tutto il mondo hanno iniziato a dedicare qualche scaffale ai/alle graphic novel grazie a questo capolavoro basta a farcene intuire l’importanza e la bellezza.