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Waterloo

Estate del 1814. Sua Grazia il duca di Wellington viaggia da Londra a Parigi: è stato appena nominato ambasciatore britannico nella Francia del nuovo re, Luigi XVIII. La Francia è infatti tornata ad essere una monarchia e a Vienna i diplomatici stanno preparando un trattato che darà un nuovo volto all’Europa. Si è chiuso, di fatto, un periodo bellico iniziato sulla scia della rivoluzione francese in cui è emersa la figura di Napoleone Bonaparte. Ora l’imperatore è stato sconfitto ed è esiliato sull’isola d’Elba, dove ha solo undicimila sudditi, dopo aver regnato su oltre quaranta quattro milioni di persone. È stato lui a mettere a ferro e fuoco il continente europeo sbaragliando quasi tutti i suoi nemici. Ma non è facile fermare una personalità così grande. Napoleone ha infatti intenzione di riprendersi ciò che gli è stato tolto: è nella metà di febbraio del 1815 che tenta il colpo di mano. Si riapre così un nuovo periodo di guerra che si conclude, di fatto, il 18 giugno, in una battaglia in cui si contrappongono le truppe francesi, da una parte, e una coalizione formata dall’esercito anglo-olandese e prussiano dall’altra. Una coalizione guidata dall’unico uomo che Napoleone non è mai riuscito a sconfiggere: Arthur Wesley, il duca di Wellington, il vincitore di uno scontro epocale che si svolgerà in una tranquilla piana a sud di Bruxelles: Waterloo…

Affrontare gli eventi fondamentali della Storia è la caratteristica principale dell’opera dello scrittore londinese Bernard Cornwell, il cui interesse storico si espleta attraverso la finzione del romanzo o il rigore del saggio. A quest’ultima categoria appartiene Waterloo, monografia che narra gli svolgimenti e i retroscena di una delle battaglie più importanti combattute in Europa, in quella che Victor Hugo definì “triste pianura”, che segnò, di fatto, la fine della parabola di Napoleone Bonaparte. E proprio in occasione del bicentenario della battaglia, Cornwell ne ripercorre le tappe attraverso una scrittura che non trascura gli aspetti cruenti e si rivela avvincente, nonostante il lettore conosca già le sorti di uno scontro che fu deciso dalle grandi capacità strategiche del duca di Wellington. E non importa se la lettura viene rallentata da descrizioni spesso eccessive; e nemmeno che il punto di vista dell’autore sia apertamente anglo- centrico e incentrato sulla vittoria britannica, mentre le cronache parlano di un fondamentale contributo delle truppe prussiane guidate da Blücher: in fondo, come afferma un vecchio adagio, la storia viene scritta dai vincitori, non dai vinti.