
La famiglia Santamaria fa il gioco del coprifuoco per risparmiare sulla luce, e va alla ricerca della casa promessa per fuggire da un affitto troppo alto. Mario Elvis (grande fan del Re) e Agnese si prodigano in tutti i modi per far divertire e meravigliare, pur nelle ristrettezze economiche e nelle disavventure quotidiane, i due figli: Vittoria capricciosa e maldestra e Almerico, Al, il genio di famiglia. Al impara presto a leggere e a contare, ha una memoria prodigiosa e non appena può sbircia telegiornali e quotidiani per sapere come va il mondo. Vorrebbe giocare, adora giocare, ma sa anche che presto dovrà occuparsi di una missione importantissima: salvarlo, il mondo. Con le doti che ha, deve necessariamente adoperarsi per farlo. C’è una cosa che non gli torna della maggior parte degli adulti (‘vecchi’): non riescono a essere felici. Intanto i Santamaria si spostano da una casa all’altra, in attesa di quella Promessa. Papà Mario Elvis rischia di perdere il lavoro autista dei bus, Agnese va in giro tutto il giorno per cercarne uno. Al capisce che la sua missione deve avere inizio all’interno della sua famiglia. Obiettivo: trovare la casa promessa. Il problema è che alcune cose che fanno i grandi lui non le può fare, il gioco finisce e cominciano i guai. Ma alla fine i Santamaria la casa la trovano proprio grazie a lui: in mezzo a un terreno paludoso, dove prima c’era un gommista, in una zona di nessuno tra due circoscrizioni. Un posto squallido che può trasformarsi in un regno, nella pre-visualizzazione del desiderio di felicità dei Santamaria. Nonostante le amministrazioni comunali si rifiutino di sollecitare gli allacciamenti, nonostante non ci siano pareti divisorie e nonostante il fondo paludoso e le piogge consistenti siano le cause di un delirante quanto continuo cambio di paesaggio alla finestra. Alla partenza dei genitori per il sospirato e tardivo viaggio di nozze, Al Santamaria si tuffa a tempo pieno nella realizzazione del suo progetto di salvezza, assieme alla sorella Vittoria, ora un po’ meno maldestra: il Principato di Santamaria, totalmente indipendente dalla Repubblica d’Italia…
We are family attraversa gli anni Settanta e gli Ottanta con gli occhi di Al e delle sue mirabolanti avventure per ottenere la felicità della sua famiglia. È il suo obiettivo. Come recita il titolo della canzone delle Sister Sledge, i Santamaria sono una famiglia e in questo risiede il loro potere. Per questo, anche se in quanto genio avrebbe possibilità di innumerevoli carriere, Al lotta ogni giorno per trasformare una catapecchia in un principato: forte e impermeabile davanti a un’Italia in cui si avvicendano truffe e corruzioni e fatiche inutili e grigiori vari. Fabio Bartolomei - pur accelerando troppo nel finale ed eccedendo a piccoli tratti in battute a effetto - con il piccolo/grande genio (d’ironia) Al 'mette in scena' i giochi, i riti e le sorprese di una famiglia e la bellezza salvifica dell’assenza di timore nello sporcarsi i pantaloni per raccogliere la palla, giocando.
We are family attraversa gli anni Settanta e gli Ottanta con gli occhi di Al e delle sue mirabolanti avventure per ottenere la felicità della sua famiglia. È il suo obiettivo. Come recita il titolo della canzone delle Sister Sledge, i Santamaria sono una famiglia e in questo risiede il loro potere. Per questo, anche se in quanto genio avrebbe possibilità di innumerevoli carriere, Al lotta ogni giorno per trasformare una catapecchia in un principato: forte e impermeabile davanti a un’Italia in cui si avvicendano truffe e corruzioni e fatiche inutili e grigiori vari. Fabio Bartolomei - pur accelerando troppo nel finale ed eccedendo a piccoli tratti in battute a effetto - con il piccolo/grande genio (d’ironia) Al 'mette in scena' i giochi, i riti e le sorprese di una famiglia e la bellezza salvifica dell’assenza di timore nello sporcarsi i pantaloni per raccogliere la palla, giocando.