
Stahn Mooney, un investigatore privato che vive da esiliato sulla Luna macerandosi nel ricordo della moglie Wendy, da lui uccisa per sbaglio, viene contattato da uno strano scienziato di nome Max Yukawa. Nel suo bizzarro laboratorio Yukawa svolge le sue sperimentazioni a base di merge, una droga potentissima in grado di fondere le strutture cellulari, utilizzabile sia per provare nuove forme di piacere sessuale che per dar vita a organismi non esistenti in natura. A causa delle losche attività da lui condotte, Yukawa non può denunciare la scomparsa della sua assistente Della Taze ai Gimmie (le forze di polizia in servizio sulla Luna) e incarica quindi Stahn di risolvere il mistero. In effetti Della Taze è dovuta scappare in fretta e furia sulla Terra, tornando nella casa dei suoi genitori, a causa delle tragiche conseguenze della sua ultima esperienza con il merge. Dopo aver assunto la droga insieme al suo amante, Della si è infatti risvegliata accanto al corpo fatto a pezzi dell’uomo, mentre una voce minacciosa la invitava ad abbandonare la Luna e a prendere il primo volo in partenza per la Terra. Quello che Della non sa, è che il suo corpo è stato scelto dai boppers, unità robotiche estremamente avanzate che sono in grado di manifestare una propria intenzionalità, come incubatrice di una vera e propria nuova specie, un ibrido tra un uomo e un robot. Il piano però deve fare i conti con la vendetta escogitata da Yukawa, che non è per niente contento di aver perso Della a causa dei bopper, ed ha in serbo un’arma segreta per sterminarli...
Universi distopici, droghe sintetiche in grado di espandere i confini della coscienza e di alterare la percezione, intricati processi di ibridazione tra l’elemento umano e l’elemento cibernetico, il tutto condito da un’atmosfera sospesa tra la contemplazione desolante di un presente svuotato di senso e la promessa quasi salvifica di un futuro liberato da una qualche emancipazione tecnologica... sono alcuni tra gli ingredienti tipici della narrativa cyberpunk, filone della fantascienza che si affermò nella prima metà degli anni Ottanta in seguito alla pubblicazione di opere seminali quali Neuromante, di William Gibson, e della antologia Mirrorshades. Di quel filone Rudy Rucker, non a caso tra gli autori presenti in quella antologia, è considerato uno dei principali esponenti, e con questo Wetware elabora una sua personale visione delle possibilità di interazione tra gli elementi biologici del cervello umano e le potenzialità di elaborazione dei calcolatori elettronici. Siamo di fronte a un libro che incarna in sè tutti i pregi, e tutti i limiti, della narrativa cyberpunk: una particolare sensibilità nei confronti delle esistenze marginali, condita in questo caso da una riflessione originale sul modo un po’ “razzista” con il quale i robot sono da sempre stati trattati nella fantascienza più tradizionale (non è un caso che i robot meno progrediti, che continuano a rispettare ossequiosamente le famose Leggi della Robotica e sono trattati come degli schiavi dagli umani, siano chiamati proprio “Asimov”) e accompagnata da una fantasia visionaria che dischiude scenari avvincenti sulle possibilità tecnologiche prossime venture. Al tempo stesso, davanti al ritmo vorticoso della narrazione e al succedersi dei diversi punti di vista, non si può non fare a meno di pensare che in più di un passaggio la capacità inventiva dell’autore abbia sorpassato l’abilità narrativa dello scrittore, costringendo il lettore a inseguire i vari punti di svolta della narrazione in una corsa frenetica che alla lunga può risultare stancante.