
In Giappone le stagioni non sono solo quattro, ma ben ventiquattro! Tsuyu, che coltiva grano saraceno, quello usato per preparare i soba noodles, della natura conosce molte cose e ovviamente sa anche questo. Come sa che quando le gru se ne vanno verso i paesi caldi, i semi raccolti prima del freddo pungente di fine ottobre sono finalmente asciutti e pronti per essere macinati. Prima però i chicchi vanno sgranati a mano, uno per uno; i gusci serviranno a imbottire i cuscini alle erbe, i semi entreranno in una macina a manovella e ne uscirà una farina di colore grigio… Shikiri è una ragazzona grande e grossa e mangia veramente un sacco, proprio come un’orchessa! Beh, questo perché per realizzare il suo sogno, Shikiri si impegna davvero molto. Si alza presto, alle 5:30, e si allena a digiuno: forza flessibilità, stretching… non va tralasciato nulla. Dopo pranzo si concede un breve sonnellino e poi di nuovo ad allenarsi. Diventare un rikishi è davvero difficile e richiede molti sforzi, specialmente per le ragazze. Cosa è un rikishi? In Giappone è così che vengono chiamati i lottatori di sumo… Cosa si può ottenere da un pezzo di bambù di 80 centimetri di lunghezza e 10 di diametro? Se all’interno si mettono polvere pirica, zolfo e alcune pietruzze abbiamo un Tezukuri hanabi, un tipo di fuoco d’artificio preparato ancora oggi artigianalmente da alcuni artificieri, come Mōsō. Mōsō, adora le cose colorate, come le caramelle di zucchero. Da bambina, in occasione delle feste estive, indossava il suo yukata a fiori e correva a cercare il posto migliore in riva al lago, dove poter ammirare gli splendidi colori dei fuochi d’artificio nel cielo notturno. Adesso che è cresciuta, è proprio lei a realizzare quelle opere d’arte: dei fiori di fuoco ricolmi di tutta la sua passione, da dedicare alle persone care… Come Tsuyu, Shikiri e Mōsō, tante altre donne portano avanti la tradizione giapponese, praticando un mestiere guardato con ammirazione fin da bambine. Attività più conosciute come quella praticata da Chawan, una restauratrice kintsugi, e altre più particolari e meno diffuse, come la mansione di Higasa, un’addetta alle sabbiature. Scelte che, più che lavori, hanno il sapore di un bellissimo sogno realizzato…
Dopo il grande successo riscosso dal piccolo yeti in Murdo. Il libro dei sogni impossibili di Alex Cousseau (L’Ippocampo 2021, vincitore del Premio Premio Andersen 2021 e del Premio Strega Ragazzi e Ragazze 2021), di cui Éva Offredo ha realizzato le immagini, l’illustratrice francese dallo stile inconfondibile torna a incantarci con un albo di cui cura anche i testi. Una dedica rivolta agli affetti, alla passione per i viaggi e all’infanzia. Questo libro illustrato presenta la storia di otto donne giapponesi che hanno fatto dei loro sogni di infanzia il proprio lavoro. Mestieri che spesso affondano le radici nella tradizione, come la pittura degli aquiloni, e che cercano di sopravvivere nella vita moderna, come la coltivazione di soba. Altri invece nascondono l’amore per la natura e la sensibilità rivolta verso le piccole cose quotidiane: una briologa innamorata delle molte specie di muschio che crescono sulle pietre nelle foreste dell’Hokkaidō; una restauratrice kintsugi pronta a donare nuova vita a ciò che è ritenuto non più utile e da buttare. Ciascun personaggio è caratterizzato da una scelta cromatica che viene applicata con stili di colorazione diversa alle immagini che descrivono il suo lavoro. Ai disegni semplici e immediati, consigliabili ad una fascia di età di 5-7 anni, si affianca un testo ricco di informazioni divertenti, piccole curiosità che gli adulti potranno leggere insieme ai più piccoli per reinventare e raccontare ogni volta una storia diversa. Lo stile molto minimal e stilizzato della Offredo non manca di comunicare in quei semplici volti simpatia e allegria; le poche sfumature di colore impiegate per dare forma agli sfondi e agli oggetti creano pagine che sembrano piccoli quadretti geometrici. Yahho Nippon! È quindi un libro adatto a intrattenere sia adulti che piccoli, coniugando informazione e immaginazione, i due elementi chiave per tenere unite nel piacere della lettura generazioni anagraficamente distanti.