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You should be dancing

You should be dancing
Whoop! Whoop! Ecco il richiamo alla discoteca secondo i Beastie Boys verso la metà degli anni Settanta, all’apice luccicante del loro successo. Si urlava invece Paaaartaaay! due decenni prima, quando i locali da ballo si chiamavano “night” o “dancing”, cominciavano a diventare pop, e non solo gli americani ci andavano per riprendere a muovere il proprio corpo dopo le restrizioni della guerra. Era un urlo liberatorio, un inno all’euforia prima di andare a sgranchire le gambe. E se gli Zazous parigini, gli Schlurfs viennesi, e i Potàpki di Praga si possono considerare gli antenati dei discotecari, insieme alla capellona Swing Jugend (Gioventù Swing) tedesca che nel 1939 si opponeva alla Gioventù Hitleriana dando feste clandestine in locali abbandonati, con un grammofono che suonava dischi di Louis Armstrong e Nat Gonella, si capisce perché la moda della disco scoppiò dalle torbide saune e nei bagni esclusivi per omosessuali di una città violenta, e fuorilegge, come New York negli anni Settanta. Insomma perché nacque, come scrive tanto bene Peter Shapiro, “come un verme, dalla carcassa putrescente della Grande Mela”...
Non è solo una “Biografia politica della discomusic” - come dichiara il sottotitolo del libro - questo saggio illuminante del giornalista inglese Peter Shapiro, autore tra l’altro di alcune curiose Rough Guide sui luoghi della musica soul, hip-hop, r&b. Perché se è vero, come afferma Jaques Attali (Noise: The Political Economy of Music), che la musica anticipa i cambiamenti sociali più di ogni altra arte e organizzazione, attraverso i titoli delle hit fondamentali e i nomi dei dj più importanti, che hanno iniziato a miscelarle in sequenza mantenendo il ritmo e la gioia ai massimi livelli (negli anni Settanta a NYC erano spesso sotto i trent’anni, gay, e italoamericani: Francis Grasso, David Mancuso, Bobby DJ Guttadaro, per citarne solo tre), in un fiume pieno pieno di fatti, idee e avvenimenti narrati in forma mai noiosa, Shapiro ricostruisce le principali dinamiche che hanno portato a certe esaltanti rivoluzioni sociali del secolo scorso, avvenute in seguito a tanto odio e discriminazione: dalla pillola anticoncezionale al progressivo emanciparsi delle culture omosessuale e nera. Un libro che, anche grazie a un apparato di note, indici e bibliografia ma soprattutto una dettagliata discografia, come si usa nei testi di storia, dà qualche strumento in più per capire cosa cambia oggi rispetto ad allora, quando dei giovani si ritrovano in un capannone in libertà, con musica e droga per ballare.