
Una foresta del Canada. Freddo e neve dappertutto. Due uomini, sei cani da tiro e una slitta. Loro compito è trasportare la salma di un uomo dall'altra parte del bosco, in un luogo sicuro. Da giorni però un branco di lupi affamati li segue. Ogni giorno si avvicinano sempre di più e la notte è solo grazie al fuoco che i lupi non saltano loro addosso. Però non è difficile vederli, gli occhi luminosi nel buio, le pance scheletriche acquattate nella neve, pronti a scattare ad ogni passo falso. Una sera Bill sta dando da mangiare ai cani e si accorge di qualcosa di strano, una lupa, che sulle prime aveva scambiato per un cane, si è infilata in mezzo alla muta per rubare un pezzo di carne. I due uomini non avevano mai visto una cosa del genere, era come se quella lupa fosse stata abituata alla presenza dell'uomo. Ma la notte dopo la sorpresa è ancora maggiore. Un cane è sparito e non ci sono dubbi che ad agire è stata ancora una volta la lupa, che non sembra intimidita come gli altri lupi dalla presenza del bivacco degli uomini. Risolvere la questione con un colpo di fucile sarebbe facile, ma rimangono solo tre cartucce e sarebbe meglio non sprecarle. Questa volta i due uomini decidono di legare i cani. Gli ululati si fanno sempre più fitti e i lupi sembrano diventare ogni notte più audaci. Quando si svegliano i cani non sono più cinque ma quattro, la cinghia che li teneva legati è spezzata. Ben presto la muta si riduce a tre finché un giorno, un attimo che gli uomini hanno slegato i cani, appare in lontananza il branco. In testa c'è la lupa, questa si avvicina e cerca di attrarre uno dei cani che, con lentezza e spinto dall'istinto sessuale, si avvicina a lei. Henry prende il fucile e lo carica, non ha nessuna intenzione di stare a guardare...
La lupa astuta e semiaddomesticata che compare nelle prime pagine del libro è la creatura che, qualche capitolo dopo, dà la vita ad uno tra i più famosi personaggi della letteratura per ragazzi: Zanna Bianca, il cucciolo di lupo protagonista di tante disavventure che il lettore vede crescere fino all'età adulta, come in un vero e proprio romanzo di formazione. Crescere però non è mai facile, tanto meno per un lupo. Il mondo creato da Jack London è crudele e selvaggio. La vera protagonista, che incombe sopra tutti i personaggi, è la natura, the Wild – così la chiama l'autore americano vissuto a cavallo tra ottocento e novecento – che non guarda in faccia nessuno, capace di sottomettere animali piccoli e grandi, una realtà dove regna incontrastata la legge del più forte: “Lo scopo della vita era la carne. Vi erano i divoratori e i divorati. La legge era: mangiare o essere mangiati”. Un mondo violento (altro che libro per ragazzi!) descritto sempre dal punto di vista di Zanna Bianca, che imparerà sulla sua pelle le leggi che regolano il mondo. Non c'è nessuna pietà, nemmeno tra creature della stessa specie. La vita è qualcosa che si conquista giorno per giorno, al prezzo di lotte e scontri all'ultimo sangue. Zanna Bianca, né del tutto lupo né del tutto cane, è quello che si dice un lupo solitario. La sua diversità lo costringe alla solitudine nel mondo degli animali e in quello degli uomini. Nel Wild infatti esiste anche un animale che è stato capace di sottrarsi alla legge della natura, in grado di dominare gli elementi e tutte le altre specie: l'uomo, che Zanna Bianca vede come un dio in grado di elargire premi o punizioni, dispensatore di odio e di amore. Ed è proprio per questo spiraglio di affetto che il lupo più famoso della storia della letteratura decide di mettere in discussione la sua stessa natura in un finale che, per la cultura positivista e paladina della civiltà di inizio novecento poteva essere lieto ma che per noi lettori moderni - e forse anche per quella è stata la vita di Jack London - si colora di sfumature amare e nostalgie antartiche per uno Zanna Bianca adulto che poteva essere e non è stato.