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Zerocalcare, un accollo trasversale

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Strappare lungo i bordi, il serial creato dal fumettista Zerocalcare (qui tutti i suoi fumetti e qui la nostra intervista esclusiva) e prodotto da Movimenti Production in collaborazione con Bao Publishing, ha impiegato meno di una settimana ad arrivare al primo posto della Top 10 Netflix in Italia.




Lanciato lo scorso 17 novembre ha già conquistato anche tutte le piazze virtuali dei principali social network. Tutti ne parlano, tutti lo citano. Zerocalcare in sole sei puntate da 20 minuti l’una (minuto più minuto meno) è stato capace di riunire sotto un unico sentire diverse generazioni, non solo la Generazione X da cui proviene, ma anche Millennials, Boomer e la Z di chi è nato dopo il Duemila. Un “accollo” trasversale e difficilissimo da compiere. Una missione cui è arrivato non un dio ortodosso, ma lo spirito totem di un cinico Armadillo. Non la ricerca verbale di un linguaggio formalmente accettabile dai puristi della grammatica, del lessico e della sintassi, ma il romanesco spinto.

Il serial di Zerocalcare c’è chi lo aspettava come il Natale “Perché ho letto tutti i suoi libri”, c’è chi lo ha visto per caso, e chi lo ha guardato perché “Lo guardano tutti”. Qualunque sia il motivo che ci ha spinto a pigiare il tasto Riproduci sull’animazione, nessuno si è pentito di averlo fatto. Il medium è il messaggio, ci ha insegnato il buon Marshall McLuhan, e forse lo è anche in questo caso, dal momento che la serializzazione televisiva ha sdoganato lo stile narrativo che Michele Rech (questo il nome di Zerocalcare all’anagrafe) utilizza da anni nei suoi lavori editoriali e nelle strisce sul suo blog www.zerocalcare.it



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