Salta al contenuto principale

Zia Mame

Zia Mame
Patrick ha circa dieci anni quando resta orfano del padre, un ricco uomo d’affari di Chicago. Non ha mai conosciuto la madre, morta nel darlo alla luce, ed è cresciuto fino a quel momento con una morigerata e timida governante. Alla lettura del testamento scopre che il suo patrimonio finanziario, una piccola fortuna, sarà gestito fino al compimento del diciottesimo anno dal leccatissimo Mr. Babcock, rappresentante di uno degli studi legali più rinomati della città. Ma la vera sorpresa, quello che davvero cambierà la vita di Patrick, sarà l’incontro con quella donna meravigliosa che ha visto una volta in foto, vestita da “Carmen”, sorridente e maliziosa tra le mille balze di una gonna spagnoleggiante e con un’ammiccante rosa dietro all’orecchio. Zia Mame, descritta dal fratello defunto come la peggior disgrazia augurabile a chiunque ma anche unica parente in vita del piccolo Patrick, si prenderà cura del nipote orfanello, mostrandosi già dal primo incontro nello strampalato e lussuoso appartamento di Beekman Place a New York in tutto il suo caleidoscopico trasformismo. Da Carmen a geisha, da ricchissima femme fatale dei salotti newyorchesi ad attrice di teatro, e poi ancora scrittrice, commessa di Macy’s, venditrice porta a porta di pentole in alluminio fino al matrimonio con un abbiente e solido uomo del Sud: avventure a non finire, vissute fino in fondo, con il cuore e la pancia, con quell’effervescenza che avvolge e affascina tutti coloro che lei incontrerà sul suo cammino. Questa è Zia Mame, astuzia, ingenuità, entusiasmo e lacrime a fiumi per ottenere la ricetta del vivere, superando gli anni della Grande depressione economica degli anni venti, i lutti e le difficoltà in una delirante corsa che lei conduce con vigore anche quando è la prima ad esserne travolta...
Zia Mame (titolo originale Auntie Mame An Irreverent Escapade) venne pubblicato negli Stati Uniti nel 1955 ottenendo un ottimo giudizio di critica e pubblico. Patrick Dennis qui narra in prima persona le avventure di un bambino che dal mondo freddo, conformista e bacchettone della ricca Chicago di inizio secolo, viene lanciato nel delirio di una New York in pieno fervore culturale. Non è una saga famigliare, non è un romanzo di avventura nonostante se ne descrivano tante, non c’è suspense, non ci sono colpi di scena. Zia Mame è un quadro con pennellate forti che si sfumano in un’immagine che si vuole continuare a guardare a lungo, anche solo perché mette allegria. Sul palcoscenico del romanzo le scene cambiano in continuazione, senza sosta e senza che il sipario cali mai: sullo sfondo ci sono i salotti, c’è la cultura e l’arte, lo sfarzo e il lusso che lasciano il posto da un momento all’altro alla disperazione del più grande crack finanziario che la storia ricordi. Più di trecento pagine che volano in quella che può sembrare un’apologia dell’allegria e della voglia di vivere, scritte magistralmente da un autore che si vide rifiutato il manoscritto per ben diciannove volte, che tentò il suicidio, che fu ricoverato in un ospedale psichiatrico. Pubblicato in Italia da Adelphi dopo più di mezzo secolo, è entrato immediatamente (e inaspettatamente) nelle classifiche di vendita. Divertente, ironico e disincantato - una lettura molto piacevole e per nulla banale.