
Zlatan Ibrahimović non dimentica mai gli insulti e le critiche. Lui è fatto così ed è il solo che può mettere in discussione se stesso. Tutti gli altri devono tacere. Presuntuoso, maleducato, individualista, rozzo, uno che se non avesse avuto il dono di saper prendere a calci il pallone come pochi al mondo sarebbe diventato sicuramente un delinquente da due soldi. Invece Ibra, come lo chiamano tutti, sa prendere il pallone a calci per evitare di prendere a calci qualcun altro e prendendo a calci il pallone ha preso a calci anche una vita che l’avrebbe condannato senza ombra di dubbio all’emarginazione e all’anonimato. Ora gigioneggia paragonandosi a un leone o addirittura a un dio, un po’ ci crede e un po’ no, ma fa parte del personaggio. Ci tiene ad apparire, ma questo apparire deve essere necessariamente corroborato da un “essere” forte e strutturato, figlio di sacrifici e dedizione. Ibra non è quindi un gigante d’argilla come qualche malaccorto detrattore vuol far credere, ma un calciatore in grado di segnare goal su goal in tutte le squadre nelle quali ha giocato. Dalla Svezia alla Spagna, dall’Italia alla Francia, passando per l’Olanda e l’Inghilterra, Ibrahimović ha stregato tutti gli amanti del calcio con giocate e perle di rara bellezza, specializzandosi in marcature acrobatiche e dall’alto coefficiente di difficoltà che vengono tutt’ora annoverate tra le più belle mai segnate ...
Zlatan Ibrahimović, attaccante svedese classe 1981, è stato ed è ancora uno dei calciatori più forti e famosi del pianeta, noto non solo per le sue performance straordinarie sul terreno di gioco ma anche per i suoi atteggiamenti fuori dal campo, quasi sempre sfrontati e arroganti ai limiti della parodia. Ibra è così, prendere o lasciare. In quest’opera scritta da Daniele Manusia, appassionato di sport, fondatore e direttore del magazine “L’ultimo uomo” nonché innamorato di calciatori dal temperamento sanguigno come testimoniano le sue precedenti opere dedicate a Eric Cantona e Daniele De Rossi, emerge una ricostruzione a 360° del fenomeno Ibrahimović che parte dai sobborghi di Malmö e finisce ai giorni nostri, con il bomber ormai quarantenne che, tra un acciacco e l’altro, dispensa carisma e qualità, contribuendo alla rinascita calcistica del Milan. L’affresco di Manusia è omogeneo e articolato, e contribuisce a fare luce su una personalità sfaccettata e multiforme, che, come accade a tanti fenomeni capaci di polarizzare le reazioni, non viene mai sufficientemente scandagliata e approfondita. Se da una parte infatti è vero che Ibra o lo si ama o lo si odia, è altrettanto vero che dietro i suoi atteggiamenti sfrontati e la sua classe cristallina c’è un universo di situazioni e di sentimenti che travalicano la linea tra sport e narrativa, trasformando l’epopea del bomber rossonero in un vero e proprio romanzo. Sono pochi gli sportivi che, nelle autobiografie di rito, vanno oltre la semplice agiografia e l’esaltazione del duro lavoro. Ibrahimović, che appartiene a quel pantheon di sportivi-personaggi che annovera, per importanza e carisma, icone come, ad esempio, Diego Armando Maradona e Muhammad Ali, è il perfetto protagonista di una storia di riscatto e rivincita e Daniele Manusia è l’ottimo aedo di una vicenda dai marcati tratti romanzeschi ma della quale non si può mettere in dubbio la veridicità. Parola di Zlatan.