
Il suo nome è Quentin_P, trentun anni, un quoziente intellettivo altissimo. Segni particolari: nessuno. Potrebbe passare inosservato, un uomo qualunque, di quelli che – incrociandoli – neppure vi ricordereste mai di aver visto. Eppure Q_P è uno dei serial killer più feroci e spietati della storia. La sua ultima idea? Creare uno zombie che sia “assemblato” con le parti delle sue vittime e che lo soddisfi completamente, che sia sempre a sua disposizione, che gli risponda sempre in modo amorevole e gentile…
Edito già nel 1996 da Tropea, ormai esauritissimo e dato nuovamente alle stampe da Il Saggiatore, Zombie è uno dei romanzi più controversi di Joyce Carol Oates, con ogni probabilità la più grande scrittrice americana vivente. La Oates si misura con la mente dell’assassino, con le sue perversioni, con i suoi desideri più morbosi e crudeli. Quentin _P è un ragazzo dolce visto dalla nonna che lo adora, una sorta di puzzle irrisolvibile per i suoi genitori che non hanno mai seriamente creduto alle prime accuse mosse contro il figlio, un rompicapo per il suo analista che vede nei sogni del ragazzo segni di miglioramento. Eppure, al netto di tutte le impressioni altrui, Q_P è il più spietato serial killer del Michigan. Zombie è un romanzo crudele, una vera e propria discesa agli inferi. La Oates senza filtri si inoltra negli abissi della mente umana e la lettura è faticosa, impegnativa perché dolorosa, inquietante. Del resto, solo gli scrittori più grandi possono provare a cimentarsi con tali argomenti traendone dei romanzi che sono dei capolavori.