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Il re ai confini del mondo

Il re ai confini del mondo

Costantinopoli, 1591. Occorre inviare qualcuno in un regno pagano fatto di piogge e di umidità; una realtà, ai confini del mondo civilizzato, senza sole e alquanto primitiva. Il sultano deve scegliere come ambasciatore qualcuno che sia fidato e leale e possa trattare con quel popolo che abita una zolla di terra umida e grigia. L’ambasciatore scelto e la sua corte viaggiano quindi fino ai confini del mondo. L’ambasciatore è un eunuco nato cristiano in Portogallo e divenuto seguace della verità di Maometto solo dopo essere stato catturato, all’età di undici anni. Al suo seguito ci sono quattordici uomini, tra cui guardie, servi, scribi, un dottore in medicina e un consigliere capo. L’ambasciatore e il suo seguito vengono accolti a Londra da una fiaccolata che si snoda lungo vie che conducono alla casa in cui troveranno ospitalità per cinque mesi. Il medico che fa parte della spedizione, responsabile sia della salute dell’ambasciatore sia di quella del resto del gruppo, ha cercato in tutti i modi di evitare il viaggio, ma l’intera impresa non poteva assolutamente prescindere dalla sua presenza. Mahmoud Ezzedine, questo il suo nome, è divenuto ricco e si è guadagnato una buona reputazione in patria, grazie al costante e prezioso accumulo delle sue competenze in campo medico. È salito di rango a tal punto che gli sono state affidate la salute e la cura del corpo del sultano e di tutta la famiglia reale. In questo modo anche la sua vita è diventata più agiata e gli ha permesso tutta una serie di privilegi di cui possono godere anche sua moglie e suo figlio. Tuttavia, poiché ogni moneta ha un rovescio, ci sono doveri a cui Ezzedine non può sottrarsi. Far parte della spedizione diretta a Londra è uno di questi. Ha provato a verificare la possibilità di inviare un altro medico in sua vece, ma il suo tentativo si è rivelato fallimentare. Così, l’uomo si è dovuto staccare dall’amore della moglie e, soprattutto, dell’amato figlio che teme per la vita del padre. Il piccolo ha infatti sentito dire che in Inghilterra, patria di Riccardo Cuor di Leone, si può finire divorati dai leoni, appunto...

Quella cui Mahmoud Ezzedine - guaritore maomettano alla corte d’Inghilterra dai tempi della visita della missione diplomatica Ottomana - è chiamato, non è affatto impresa semplice. Deve scoprire se il prossimo Re d’Inghilterra, il Re di Scozia Giacomo VI Stuart, figlio della cattolica Maria Stuarda, coltivi in gran segreto la fede religiosa della madre. Sullo sfondo dello Scisma anglicano che ha occupato la Storia inglese del XVI secolo, l’incoronazione del futuro monarca sottende un rischio che l’Inghilterra protestante, reduce da decenni di guerre di religione, non può affatto permettersi. Arthur Phillips - definito dal “Washington Post” uno dei migliori scrittori degli Stati Uniti - ambienta il suo romanzo in un periodo davvero interessante, quell’era Tudor che in genere, parlando di romanzi, si chiude con la morte di Elisabetta I e con il tramonto della dinastia. Phillips realizza un lavoro magistrale dal punto di vista della ricerca storica - riporta fatti, immagini e ambientazioni che riproducono fedelmente un’epoca davvero ricca di fascino e mistero - cui si accompagna una trama ordita con una precisione e una cura dei particolari davvero notevole. Personaggi intensi – primo tra tutti quello di Ezzedine, consumato dal desiderio di riabbracciare moglie e figlio lasciati in patria per eseguire il volere del sultano - si contendono una scena dominata da giochi di potere degni della più accattivante vicenda di spionaggio. Figure che si muovono su un’enorme scacchiera in cui ogni mossa è lecita e va studiata fin nel minimo dettaglio. In un perfetto mix tra finzione narrativa e verità storica, Phillips ha elaborato un plot davvero interessante, che cattura l’attenzione fin dalle prime righe e spinge il lettore a perdersi tra le pieghe di un tempo che, seppur lontano, non ha perso un’oncia del suo antico fascino.